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IOO PARTE QUARTA avendo Muleasse determinato più non si commettere a la instabilità del mare, e anco dubitando del suo nemico Barbarossa, che era con una potente armata fora, voleva per terra andare ove il parlamento si faceva. Ma l’imperadore, allora in affari di grandissima importanza col papa occupato, non volle che da Napoli partisse, deliberando muovere la guerra contra li sicambri, che sono popoli di Gheldria e di Cleves. Ora, per quanto si intese, non era Muleasse venuto d’Africa in Italia tanto per avere soccorso da Carlo, quanto per ¡schifare uno grandissimo e periglioso infortunio che sovrastare egli si vedeva. Era il re africano gran filosofo averroista e de la scienza astrologica giudiziaria peritissimo, e per l’arte di quella calculava le stelle, fieramente contra lui adirate, menacciargli il fine de la vita e la perdita del regno; e sovra ogni cosa temeva Barbarossa, ima- ginandosi che quella potente armata, che a Costantinopoli udiva che si adornava, contra lui si mettesse a ordine. Ma non seppe il pessimo influsso, come si dirà, schifare. Dimorando egli in Napoli, ebbe da certi nonzi aviso come Amida suo figliuolo sceleratamente tradito l’aveva e fattosi re di Tunesi, ammazzati gli amici e prefetti di esso padre, presa la ròcca e violate le moglieri e concubine che a Tunesi aveva lasciate. Intesa questa impensata e crudele nuova e ne l'animo fieramente perturbato, si deliberò non perder tempo, ma passare in Africa, sperando, prima che Amida potesse nel nuovo stato confermarsi, di poterlo opprimere e ricuperare il perduto regno. Indi con quella maggior celerità e diligenza che fu possibile, cominciò a fare gente e largamente dar danari, avendo il viceré publicata la immunità a tutti i condennati per cose capitali, agli esuli e altri simili malfattori, mentre volessero militare e seguire Muleasse a ricuperare il suo regno in Africa. Per questo congregò egli quasi uno giusto esercito. Di questa gente Gioanni Battista Lofredio fu fatto capitano. Era il Lofredio gentiluomo neapo- letano, di buono ed elevato ingegno e molto desideroso di acquistarsi fama in l’arte militare, oltra che sperava anco trarne gran profitto. Si accordò il Lofredio col re africano di servirlo tre mesi e condurre quelli fanti, che poteano essere