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NOVELLA III (IV) 99 lasciare il regno di Tunesi provisto contra nemici per ogni cosa che potesse accadere, ordinò che uno chiamato Maumete, che allora governava il magistrato primario de la città, che si chiama « manifete », fosse governatore generale con autorità grandissima. In ròcca poi per castellano mise uno còrso rinegato, che di schiavo avea fatto franco, il quale, perché di natura era molto allegro e festevole, tutti chiamavano « Fares », che in quella lingua significa « lieto ». A l'esercito pose per capitano uno de li figliuoli, detto Amida, giovane audace, acciò che tenesse sicura la campagna e quella guardasse da le incursioni de li turchi e de li numidi. Portava egli per donare a l’impera- dore ricchi e preziosi tapeti e vari fornimenti da adornare letti, che erano lavorati per eccellenza a la morisca. Portava ancora alcune gemme di grandissimo prezzo, e faceva condurre dui grandissimi cavalli numidici, che mostravano essere molto generosi. Arrivato in Sicilia e volendo di lungo navigare a Genova, fu sforzato da impetuosi e fortunevoli contrari vend, lasciata Genova a la mano sinistra, tenere uno poco più alto e ritirarsi a Caieta e poi a Napoli. Era allora a Napoli per viceré il signor Pietro de la casa di Toledo, dal quale il re africano fu cortesissimamente ricevuto e con grandissima pompa in Castello capuano, magnificamente apparato, messo. Quivi fu abon- devole e sontuosamente di tutto quello che al vivere di uno soperbo re si conviene proveduto. Restarono tutti li napoletani pieni di grandissima meraviglia veggendo tanta eccessiva spesa che il re ne li suoi cibi faceva, e massimamente nel consumare si gran copia di preziosi e cari unguenti odorati, essendo cosa certissima che per acconciare e farcire uno pavone e dui fagiani il suo cuoco vi consumava sempre per l’ordinario in odori il valore di cento ducati di oro, ché il re cosi voleva. E di questi unguenti odoratissimi seco ne faceva portare grandissima copia; onde non solamente la sala ove egli mangiava, ma tutto il castello di Capuana si sentiva da ogni banda olire e spirare soavissimo odore, e d’ogni intorno tutta l’aria parea odorata. Era allora l’imperadore a parlamento a Busseto, castello de li marchesi Pallavicini, con Paolo terzo, sommo pontefice. Il perché,