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476 PARTE TERZA mezza mozza non gli uscisse di bocca, e sempre che con lei favellava gli tremava la voce e tutto di rossore se gli spargeva il viso. Ella, che era di carne e d’ossa e di natura assai compassionevole e che già il giovine molto amava, desiderando che egli più chiaramente si discoprisse, per meglio spiar l’animo di quello, un giorno gli disse: — Scolare, se volete esser inteso, egli vi conviene parlar più apertamente che non fate e scoprire l’animo vostro, perché, se bene io sono moglie d’un dottore, 10 però mai non ho studiato né so intender chi non mi parla chiaramente. Si che voi m’intendete. — Il giovine, udita cotal proposta da la donna, si tenne per ben avventuroso, parendogli comprendere che indarno non amava. Onde quanto più seppe 11 meglio quella ringraziò e dissele che con più commoditá o le scriverebbe o le diria a bocca l’animo suo, e che basciandole umilmente le mani le restava affezionatissimo servidore. Assicuratosi in questo modo del buon volere de la sua cara ed amata donna, le scrisse un’amorosa lettera con quelle dolci parole che questi giovini innamorati costumano di scrivere quando la prima volta scrivono a le loro innamorate. Fatta la lettera, se n’andò secondo il solito a la casa del dottore e, trovata sotto il portico la donna che cuciva tutta sola, le diede essa lettera in mano, supplicandola che degnasse aver di lui compassione e tenerlo per fedelissimo servo. Poi di lungo andò a la camera de lo studio del dottore, secondo che era il suo solito, a conferir seco alcun passo di legge. La donna, come ebbe ricevuta la lettera, se la pose in seno, ed indi a poco entrò ne la sua camera e, dentro serratasi, aperse essa lettera, e quella diece volte e più lesse. E dando indubitata fede a l’amorose parole che Io scolare le scriveva, essendo naturalmente disposta a le fiamme amorose e già avendo l'amore del giovine compreso e cominciato ad amarlo, si dispose con tutto il core riceverlo per amante e per signore. Onde fra sé diceva: — Ecco che la mia buona ventura una volta mi s’è mostrata e scoperto il camino di potermi dar il meglior tempo del mondo, avendomi questo giovine mandato innanzi gli occhi. Egli è bello, costumato, nobile e leggiadro, e mi pare tanto discreto che più esser non potrebbe.