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456 PARTE TERZA la buona memoria di vostra sorella, che era giovane bellissima e pur si contentò del signor Rolando fin che visse. — Ora di questo fatto variamente ragionandosi, il conte Francesco disse: — Nessuno si meravigli di ciò che ha fatto il signor Rolando, perciò che, se ben la pratica ci era di dar quella signora al figliuolo, non era perciò conchiusa. Ora io vi vo’ narrare una cosa avvenuta ai giorni dei nostri padri, ove intenderete come, essendo già una sposata e fatte le nozze, un altro se la prese per moglie e di contessa la fece reina. — E quivi narrò la novella che io ora, signora Giulia, vi dono, a ciò che più non mi diciate di quelle cose che spesso dir mi solete, sapendo voi ch’io m’accorgo molto bene che di me vi burlate. Ma io per più non poter, fo quanto io posso. Intendami chi può, ché m’intend’io. State sana. Invitato il re di Rag sposa e la piglia Come sapete, io nacqui a Napoli, e là sono cresciuto ed allevato fin al vigésimo anno de la mia età. Quivi essendo, intesi io quello che ora intendo narrarvi. Il conte di Prata, gentiluomo barcellonese, fu cavaliero di molta riputazione in quei paesi. Egli, essendo giovine e ricco e volendo prender moglie, tenne pratica d'aver una figliuola de l'ammirante di Spagna, la quale era in quei di la più bella e leggiadra e di più belle maniere giovane che si sapesse in tutti quei regni. Il conte di Prata, di lei per fama innamorato, con il favore del re Giovanni di Ragona di cui egli era vassallo, tanto s’affaticò che da l’ammirante ottenne la figliuola, che Maria aveva nome. Si fece il contratto ed il matrimonio si conchiuse, e il conte mandò un solenne dottore con carta di procura, il quale a nome del conte sposò la signora Maria ed ebbe la promessa dote in tanti bei ducati. E cosi mes- ser Io dottore, dato del tutto avviso al conte e dal conte mandata onesta compagnia di cavalieri a pigliar la sposa, quella onoratamente condusse a Barcellona, ove s’era preparato di far tal nozze quali a la grandezza degli sposi si conveniva. Era il NOVELLA LIV