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IL BANDELLO
a la valorosa signora
giulia sanseverina e maina
Non è molto che, essendo una bella compagnia di gentildonne in Milano, presso a Porta Beatrice, nel bellissimo giardino di messer Girolamo Archinto e fratelli, essendovi ancora un drappello di cortesi e gentilissimi giovini, poi che messer Girolamo, essendo i di canicolari, ebbe con soavissimi frutti ed un generoso e preziosissimo vino bianco alquanto rinfrescati gli uomini e le donne, sovravenne il conte Francesco da Persico, cremonese, giovine per nobiltá, costumi e buone lettere di singolare stima e d’una piacevol pratica. Il quale, veggendo che la collezione era sul fine, disse: — Ed io, signore mie, era venuto per bere. — E dato di mano ad una caraffa di vetro, piena d’acqua purissima e fredda, quella saporitamente cominciò a bere, non essendo mai stato avvezzo a ber vino. Poi che con l’acqua s’ebbe cavata la sete, disse sorridendo: — Ora potrò io si bene cicalare come qual altro che ci sia, poi che ho molle il becco. — E cosi ragionandosi di varie cose e d’uno in altro parlamento travarcandosi, il signor Gian Girolamo Castiglione a certo proposito disse: — Io so che il signor Rolando Pallavicino mio cognato ha fatto un bel tratto. Egli aveva menata pratica di dar moglie a mio nipote, nasciuto di lui e di mia sorella che questi anni passati si mori, è giá aveva concluso il matrimonio ne la signora Domicilia Gambara; e subito innamoratosi di lei, di nora se l’ha fatta moglie, e serrato fuori il figliuolo. Io non so come la sposa si contenterá di cotesto cambio, perdendo un bel giovinetto e pigliando un brutto vecchio. — Ella fará — rispose la signora Leonora di Correggio contessa di Locamo — come fece