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450 PARTE TERZA diede a la Signoria di Vinegia. Infiniti altri sono che, tratti da la gola d’aver danari, hanno commesso sceleratissime scelerag- gini. E di questo ragionandosi in casa del molto vertuoso e dotto messer Giacomo Antiquario, ove io, che ben ispesso lo visitava, alora mi trovai, messer Dionisio Elio, giovine nobile e dotto, volendo dimostrare quanto l’inordinato appetito d'avere abbagli l’intelletto, narrò una picciola novella in Milano accaduta; la quale io, perché mi parve assai notabile, nel libro de le mie novelle scrissi. Quella adunque a voi mando e dono, volendo che sotto il vostro nome esca in publico, ché sarà testimonio de la mia osservanza verso voi. State sano. NOVELLA LIII Tomasone Grasso usuraio grandissimo fa predicar contra gli usurai per restar egli solo a prestar usura in Milano. Quando noi, signori miei, averemo detto e detto, converrà per forza dire che questa cieca cupidigia di voler aver danari fuor di modo è cagione di molti mali. E non solamente rende bene spesso l'uomo infame e fa che da tutti è mostrato a dito, ma sovente anco lo caccia a casa di trenta para di diavoli in anima e in corpo. Onde ora io vo’ mostrarvi in una mia novelletta che è vera istoria, come gli uomini oltra modo cupidi del guadagno diventano sfrontati e quanto poco stimano Dio. Fu ne la città nostra di Milano, non è gran tempo, uno chiamato Tomasone Grasso, il quale a’ suoi tempi avanzò in prestar danari ad usura quanti usurai mai furono innanzi a lui, onde ne divenne oltra misura ricchissimo. Nondimeno, per nasconder il suo vizio, egli ogni di era il primo ad entrar in chiesa e di sua mano a quanti poveri ci erano dava un imperiale per elemosina; udiva due e tre messe e altre simili dimostrazioni faceva: di modo che chi conosciuto non l'avesse, si sarebbe creduto che egli fosse stato il più catolico e santo uomo di Milano. Quando poi si predicava, egli mai non perdeva nessun sermone, ma, sempre di rimpetto al predicatore mettendosi, il tutto con sommissima attenzione udiva. Venne a predicar in