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IL BANDELLO
al magnifico signor
lodovico castiglione
Mirabilissime sempre furono le forze de la vertú e di tanto potere, che non solamente gli amatori di quella, ma sovente anco sforzano quelli, che talora, vinti da le passioni amorose e dagli appetiti disordinati, si lasciano trasportare a strabocchevoli errori, ad emendar la vita loro ed amare, prezzare, riverire ed onorare le persone ottimamente qualificate e degne di riverenza. Il che in una azione di Galeazzo Sforza duca di Milano chiaramente si dimostra. Eravamo questi di insieme in casa del signor Battista Vesconte, patrizio veramente degno d’ogni commendazione, molte persone uomini e donne, e a caso di vari accidenti ragionandosi, fu contato come essendo in essilio quel divinissimo eroe, il glorioso Scipione Affricano, e dimorando a Linterno vicino al mare in una sua villa, che alcuni corsari, smontati dei loro legni, lo vennero a visitare e a basciargli quella valorosa mano che l’Affrica soggiogata a Roma aveva, tratti solamente da la chiara fama di lui. Si disse anco come i servi di Scipione volevano con i corsari combattere, pensando che fossero venuti per dirubar la casa ed ammazzar il lor padrone; ma veggendo quelli non aver armi, si fermarono. Onde i corsari, inginocchiati dinanzi a Scipione e basciateli le mani, gioiosi si partirono, parendo loro avere assai guadagnato a far riverenza a tanto famoso barone. Su questi ragionamenti disse il signor Francesco, primo figliuolo del signor Battista: — Aveva Ferrando re di Napoli sotto il governo d’Alfonso duca di Calabria suo figliuolo l’essercito in Toscana,