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392 PARTE TERZA qui meco per sua ricreazione e diporto forse quindici giorni il venerabile e grazioso predicatore fra Marco Sassuolo, il quale mi ha tenuto con la sua religiosa ed umanissima pratica molto allegro, e m’ha detto molte novelle con le quali abbellirò il mio libro. Ora mi narrò egli un di una beffa avvenuta a Modena nel convento di San Domenico, che fece assai ridere quelli che ad udirla si trovarono, la quale avendo io scritta, vi mando e col nome vostro in fronte ho dato fuori. Vostro padre è in Milano e di rado vien qui, e con tutta la casa sta bene. Io sono restato padrone de la casa vostra e spesso vi chiamo, e massimamente a le pescagioni de le lamprede del Lambro, che in grandissima copia assai sovente prendiamo. State sano. NOVELLA XLIV Beffa fatta da un asino al priore di Modena e ai frati, essendo egli entralo in chiesa la notte. Io m'ho sempre persuaso, compagni miei cari, che al mondo cosa non si truovi, o sia ella degna di lode o che meriti biasimo o vero neutrale — come si trovano alcune azioni, de le quali sarà la novella ch’io intendo sovra quest’erbosa e fresca riva del chiaro Lambro narrarvi, — da la quale non si possa cavar qualche succo df profitto, come è d’ammaestramento, utile o dilettazione. Ascoltatemi adunque e saperete come nel venerabil convento di San Domenico in Modena, essendo priore del luogo frate Agostino Moro da Brescia, che tutti conoscete, avvenne che la terza festa di pasqua un eccellente predicatore, che tutta la quadragesima aveva con generai sodisfacimento di tutta la città predicato ne la chiesa d'esso convento, pigliò, come costumano molti, licenza con quelle cerimonie che per l’ordinario fanno i predicatori. E sapendosi per la città che quella deveva esser l’ultima predicazione del padre, vi concorse tutta la città, che pareva che in quella chiesa fosse la plenaria indulgenza; e tanto fu la calca e numerosità di gente, che la chiesa per l'alito