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342 | parte terza |
fanno a’ mariti ; e fummi narrata dal mio vertuosissimo messer Martino Agrippa. Il quale suol dire che non produce di nuovo ogni anno la primavera tante frondi e fiori quante sono le frodi che le mogli fanno ai mariti, le quali, se si sapessero tutte e fossero scritte, farebbero assai più volumi che non sono quelli de le lunghe e verbose leggi. Restami pregarvi che talora degnate ricordarvi quanto il Bandello desidera di farvi sevizio. State sana.
NOVELLA XXXV
Un dottore cambia vestimenti col marito de la sua innamorata e si giace con lei da mezzogiorno.
Egli non è molto che in Milano si ritrovò un dottore di leggi
assai giovine, che non meno era dedito a le donne che ai lesti
di Giustiniano; il quale, amando una giovane nobilmente maritata, spesse fiate con lei a prender amorosamente l’uno de l’altro
piacere si ritrovava. Il marito di lei, quantunque nobile e ricco,
era uomo assai ambrosiano e cui di leggero la moglie, che era
scaltrita, dava ad intendere ciò che voleva. Ed avendo certa
lite di confini di casa con un suo vicino, teneva domestica e
stretta pratica col dottore; di maniera che gli amanti potevano
senza sospetto insieme ragionare e dar ordine, senza il mezzo
di messaggieri, a’ casi loro. Né in casa era persona che questo
loro amore sapesse, se non una donzella de la donna. Ora
avvenne un giorno che il dottore, montato su la mula, si parti
di casa per andar a ritrovare la sua amica, e andando incontrò
il marito di lei, che era a cavallo e andava a diporto; il quale,
come vide il dottore, se gli accostò e cominciò seco a ragionare de la sua lite. Messer lo dottore che aveva voglia d’altro
che di lite, poi che gli ebbe alcune cose circa la lite risposto,
gli disse: — Io non poteva incontrare persona più a mio proposito
che voi, perciò che io vorrei andar a parlare con una mia innamorata, e andava ora pensando ove potrei accomodarmi d’una
cappa; e la vostra sarà al proposito, se me la volete prestare.
Noi entraremo qui ne la chiesa di San Nazaro, ed io vi darò la