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332 PARTE TERZA se ne stava. Venuto il messere a casa e di lungo in camera entrato, trovò la sua femina tutta di mala voglia e la fante che pareva che volesse piangere. Egli, che più che se stesso amava la giovane, veggendola cosi malinconica, amorevolmente le domandò che cosa ella avesse. La malvagia e traditora giovane, ordita una sua lunga favola, gli diede ad intendere che più e più fiate il giovine di lui figliuolo l’aveva richiesta d'amore, ma che ella mai non aveva voluto consentirgli, ma sempre l’aveva sgridato, e che non era mezz’ora che avendola trovata sola in camera l’aveva voluta sforzare, ma che sovragiungendo la fante egli s’era partito. La scelerata fante il tutto con lagrime confermò. Udendo il vecchio questa favola cosi ben ordita, si trovò il più disperato uomo del mondo e montò in tanta còlerà che quasi non vedeva punto di lume; e da estrema gelosia assalito, si sentiva morire e, farneticando, diceva le maggior pappolate del mondo. Mentre che queste cose in camera si tramavano, avvenne che il figliuolo, del quale si parlava, a casa ritornò e, salita la scala, si pose con un’altra donna di casa sovra un « pontile », come noi chiamiamo, a ragionare. Il che sentendo il padre, che ne la camera al pontile, o sia loggia, vicina era, tutto di mal talento contra il figliuolo inanimato e da la còlerà e gelosia messo fuori di sé, udendo tuttavia quelle due streghe che mille ciancie gli davano ad intendere, dato di mano ad una spada che al capo del letto teneva, con quella in mano ignuda, bravando e mugghiando come un toro, se n’usci dicendo: — Ove sei tu, ribaldo? al corpo di Dio, che tu non me ne farai mai più nessuna! Questa sarà pur l’ultima, traditore che tu sei! — Il povero figliuolo, non sapendo che cosa fosse questa, rivolto inverso il padre disse: — Oimè, messer, che vuol dir questo? che romore ci è? — A cui l’insensato vecchio furibondamente rispose: — Ahi ribaldo, tu lo saperai bene si, traditore, disleale che tu sei ! — Il dir le parole e il menargli un gran colpo al diritto de la testa fu tutto uno. Il misero e sfortunato giovine, veggendo la tagliente spada che sibilando sovra il capo gli scendeva, volle, per ¡schifare il mortai colpo, ritirarsi indietro, e non ricordandosi d’esser sovra la loggia, che parapetto non aveva ed era assai