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326 PARTE TERZA in casa di messer Giacomo Antiquario, uomo per buoni costumi, integrità di vita e buone lettere eminentissimo, molti gentiluomini, avendo egli fatto una eloquentissima e dotta orazione del trionfo del re, e parlandosi de la questione e lite mossa dai canonici, messer Niccolò da la Croce, iurisperito e piacevole gentiluomo, narrò, una breve novelletta che assai ci fece ridere. Ed avendola io scritta, ve la mando e dono, a ciò che talora, quando dai vostri più gravi studi vi sentite lasso, possiate, interlasciandogli, con la lezione di questa novelletta ricrearvi alquanto, non si disdicendo ad ogni grave ed onorato personaggio con onesta urbanità talora sollazzarsi. Si legge che il grande Scipione Affricano spesse fiate per via di diporto andava insieme con il suo Acate Lelio su per lo lito del mare, cogliendo de le cocchiglie e dei sassolini che son per entro l’arena sparsi. Socrate anco, quel famosissimo filosofo, soleva dopo gli studi filosofici scherzevolmente con uno suo figliuoletto giocare. E cosi far si deve, a ciò che con l’animo più svegliato ritorniamo agli affari di più importanza. State sano. NOVELLA XXXII Pronto ed arguto detto d’un buffone a la presenza del duca Galeazzo Sforza contra i frati carmeliti. L’avere, signori miei, prima udita la gravissima e dotta orazione del nostro dottissimo Antiquario, piena di tante belle istorie ed aspersa di mille passi reconditi, ci aveva di modo elevato l’animo che tutti eravamo restati quasi come fuor di noi, se il nostro ingegnoso poeta messer Lancino Curzio non ci avesse, col raccontare la indiscreta lite dei canonici regolari, alquanto destati, perciò che l’aversi indutto a dire quattro parolette de la loro ambizione e superbia n’ha pur un poco fatto ridere. Egli ci ha dato il digestivo, ed io, non uscendo di proposito, vi darò la medicina. Devete adunque sapere che regnando Galeazzo Sforza duca di Milano nacque in questa città una grandissima questione di precedenza ne le processioni tra i frati carmeliti e tutti gli altri religiosi, perciò che essi volevano precedere non