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NOVELLA XXVIII 3°3 Ferrara. Il papa e gli altri prencipi d’Italia erano con questi e quelli collegati. Maumete imperadore de' turchi, sentendo queste divisioni tra prencipi italiani, avendo sempre avuto l'animo ad occupar Rodi e la Italia, giudicò le nostre dissensioni esser a suo profitto. Il perché con armata di mare occupò e prese Otranto, città del regno di Napoli, posta nei confini di Calabria e de la Puglia, che divide il mare Ionio da l’Ausonio, e per ¡scontro al lito de la Vellona, con poco spazio di mare, che l’Italia da la Macedonia divide. Vogliono alcuni che questo spazio di mare sia cinquanta e cinque miglia ed altri che arrivi a sessanta. Io mi ricordo, navigandolo, averlo considerato e creduto che poco più o poco meno possa essere. Certo è che il re Pirro deliberò l’una terra e l’altra, con ponti maestrevolmente fatti, congiungere; ed il medesimo pensiero ebbe Marco Varrone, essendo prefetto de l'armata di mare sotto il magno Pompeo, al tempo che egli purgò i mari da le robarie dei corsari. Ma l’uno e l’altro, da altre cure distratti, lasciaro stare cosi gloriosa impresa. Divolgata per Italia la presa di Otranto per i turchi, empi di spavento tutti i signori e popoli italiani, veggendo il commun nemico del nome cristiano aver posto il piede in Italia e poter d’ora in ora con una velificazione soccorrere i suoi. E nel vero si dubitava forte de la rovina di tutta Italia, se la previdenza di Dio non provedeva, ché prima che i turchi potessero fermar il piede ed allargare l’imperio vicino ad Otranto, Maomete loro imperadore mori. Il che fu cagione che non dopo molto Otranto si ricuperò, non potendo esser soccorso dai turchi, perciò che come Maumete fu morto, Baia- zete suo maggior figliuolo, volendo de l'imperio impadronirsi e ritrovandosi ne la Paflagonia vicino al Mare maggiore, fu da le genti di Zizimo suo minor fratello impedito, il quale Zizimo era a Iconio ne la Licaonia. Essendo dunque la discordia tra questi figliuoli di Maumete, Achinato che aveva a nome di Maumete occupato Otranto, sforzato da Alfonso che era ito a quell'assedio, non potendo aver soccorso, con onesti patti si parti, e fu cagione poi di dar l’imperio a Baiazete. Ora essendo Achinato in Otranto e tutta Italia in grandissimo timore