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286 PARTE TERZA che tu vorrai. — A questo, alquanto il giovine fermatosi, cosi rispose: — Basta! lo non sono tenuto né voglio renderti conto dei casi miei. Ben ti dico che questa spada — e quella cavò un poco fuori — ho io senza dubbio da ficcare ne la pancia ad un ladro traditore. Si farò, per lo corpo di Cristo! — Né più disse, ma se n’andò verso casa, non si fermando fin che non fu arrivato al palazzo del giardino, che non troppo da lunge era. A lo sbirro, avendo sentita la risposta, cadde nel capo che colui minacciato l’avesse. Il perché deliberò chiarirsene, e tornando indietro, andò a la casa del giovine, che voleva desinare, non essendo altri in casa che una sua sorella di venti anni. Picchiò 10 sbirro a la porta, e il giovine, fattosi a la finestra, domandò ciò che voleva. — Vorrei — disse egli — dirti due parole. — 11 giovine, avendo la sua spada a lato, venne di sotto, ed aperta la porta usci su la strada. Alora lo sbirro molto orgogliosamente gli disse che voleva sapere se per lui aveva dette quelle parole. Il giovine gli rispose che s’andasse per i fatti suoi e che alora non era tempo di confessarsi, e che ciò che detto aveva era ben detto e che di nuovo lo ridirebbe. —Tu menti per la gola ! — disse Io sbirro. Alora il giovine tutto ad un tratto gli diede un bravo schiaffo e cacciò mano a la spada. Il medesimo fece lo sbirro, e cosi l'un l’altro s’ingegnava di ferire. Corse di molta gente al romore e tra l'altre una cognata de lo sbirro, donna di trenta anni, la quale aveva un pezzo d’una picca rotta in mano e dava al giovine al più dritto che sapeva. Egli, vergognandosi ferire una donna, attendeva a lo sbirro. La sorella del giovine, sentendo il romore, diede di mano ad una spada e, animosamente saltata fuori, per la prima pigliò l’asta di mano a l’altra donna e con quella le diede due o tre gran bastonate, di modo che ebbe di grazia di ritirarsi a dietro. La giovane dapoi diceva al fratello: — Fratei mio, lascia far a me con questo sbirro ladro, ché io lo castigherò. — Volle il giovine più volte cacciar via la sorella da quella mischia, attendendo più a farla partire che di battere il nemico. Ma ella mai non lo consenti, anzi tanto fece che, come una leonza gettatasi a dosso a lo sbirro, lo feri su la testa. Il giovine, veggendo il