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PARTE TERZA in effetto il romore grandissimo, con certi urli e spaventose voci che i più sicuri uomini del mondo in quell’ora averebbero spaventati. La donna, che fingeva non sentire, uscita di letto, se n’andò ad un materazzo ove dormivano due de le sue donne pur in camera, le quali, seguendo il comandamento de la padrona, facevano vista di dormire. Era acceso il lume in camera. 11 perché elle, come se da la madonna fossero state destate, in modo di sonnacchiose le dissero: — Che commandate voi, signora? — Ella alora quasi sorridendo disse: — Non vedete voi il mio consorte, il quale dice che ode e sente grandissimi romori e s’è fuggito nel mio letto? — Le damigelle, fingendo le vergognose, come se avessero voluto dire che il padrone colà s’era corcato per trastullarsi, fecero cotali atti e dissero: — Andate, andate, signora, e sarete la sposa. — Ferrando, sentendo questo e veggendo che anco le donne dicevano che non sentivano romore alcuno, voleva arrabbiare, sentendo tuttavia gridi, urli e strepiti fuor di modo. La donna alora disse: — Io dubito, marito mio, che ier sera voi non bevessi troppo e che il cervello vi vada a sparaviero. Egli è pure gran cosa che di noi tre nessuna senta cosa alcuna e che voi sentiate le meraviglie. Io non so che mi dire. Ma se vi dà l’animo di uscire di camera, io verrò con voi, e vederemo che diavoli sono cotesti, e trovarete che pigliate lucciole per lanterne. — Non fu mai possibile che Ferrando volesse accordarsi di lasciar aprir l’uscio, volendo anco le due damigelle uscire con la padrona. Durò questa berta più di tre ore. A la fine i mascarati si partirono e se n’andarono a casa. La donna si levò a buon’ora. Cosi anco Ferrando, il quale tutto di paura tremava né ardiva quasi andar per casa, massimamente avendo dal suo maestro di casa udito la strana forma e l’abito di quei demòni. Quelli poi che con la donna erano accordati dicevano le maggiori filostocche e più meravigliose e stupende cose del mondo, aggiungendo tuttavia a ciò che veduto avevano. Si cominciò di questi spiriti a buccinare qualche cosa per Milano, perciò che tutta la famiglia di Ferrando non sapeva parlar d’altro che del gran romore ed urlare che quella notte s’era sentito. Ora dopo desinare,