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NOVELLA XX 259 gran famiglia. Quivi condutto e del tutto proveduto, se ne dimorava l'ambasciatore con la moglie; la quale, essendo molto bella e olirà questo assai aggraziata e vertuosa di sonare e cantare, era tutto il di visitata e, come si dice, corteggiata da tutta la nobiltà di Milano. Né v’era uomo nessuno d’ingegno o di qualche vertù dotato che non vi si trovasse, ed ella a tutti faceva buon viso e secondo il grado loro li raccoglieva ed ora questi ed ora quelli teneva seco a mangiare. Il marito, che era liberale e magnanimo, mostrava aver piacere che la moglie di questa maniera fosse onorata. Fu in quei di mandato 1111 altro ambasciatore a Milano da un altro prencipe, che era giovine ed uomo molto dedito a le servitù de le donne, e per conseguir l'amore e la grazia di quella che piacciuta gli fosse, non lasciava cosa a fare, ma spendeva e donava largamente. Questi per ora sarà da noi chiamato, non senza ragione, Vittore, non volendo io per convenienti rispetti metter i propri nomi di qual si sia de le persone che io nomerò in questa mia novella; e l’altro ambasciatore da me si dirà Ferrando, e la moglie Filippa nominaremo. Vittore adunque, cominciando a prender domestichezza in casa di Ferrando, vi si fece molto domestico; e piacendogli incomparabilmente la pratica de la Filippa e a lei quella di Vittore, in modo insieme si domesticarono che questa domestichezza si converti in un ferventissimo amore. Onde avendo ogni di e ogn'ora la commodità di parlare insieme, si discopersero i loro amori e seppero cosi ben condurre la lor trama che amorosamente insieme talora si trastullarono. Ma meno che discretamente questa loro pratica usando, fecero cosi che tutto Milano non che i domestici loro se n’accorsero. Ferrando, che che se ne fosse cagione, non mostrò mai di cosa alcuna avvedersi; onde era generai openione, perciò che in tutte l’altre sue azioni aveva del saggio e de lo scaltrito e negoziava molto prudentemente gli affari del suo prence, che la moglie l’avesse con qualche malia guastato. Piacendo poi a lei molto più la pratica di Vittore che quella del marito, entrò in questo umore di voler che ogni notte egli si giacesse con lei. E per quanto apparteneva ai servidori de l’uno e de l’altro padrone, la cosa era facile, perciò che in casa di