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254 PARTE TERZA de la divinità. Facile cosa fu ingannale la semplice e buona madrona, e tanto più facile quanto che appo i romani era ferma credenza i dèi e le dèe aver figliuoli tra loro ed ancora assai sovente mischiarsi con gli uomini e donne mortali. Cose nel vero piene d'ignoranza e di sciocchezza e di sacrilegio, a fare i dèi amatori di donne, di maschi, adulteri ed incestuosi; ma la cosa stava pure cosi. Portavano i romani ferma openione il lor padre Enea essere stato figliuolo di Venere e d’Anchise, e i fondatori Romulo e Remo esser stati generali da Marte e no- driti da una lupa. Era poi fama Alessandro Magno esser figliuolo di Giove Ammone, e di mille altri eroi s’affermava l’origine esser venuta dai dèi. Si teneva anco per fermo che il maggior Scipione Affricano era stato generato da uno dio che in effigie di serpente si trasformava, ed ingravidò la madre d’esso Scipione. Egli ne sono pieni gli antichi libri di queste pappolate, onde non fu gran meraviglia se Paolina al falso sacerdote indubitata fede prestò. Ella il tutto al marito disse. Saturnino, che de la onestà de la moglie punto non dubitava e che anco egli era immerso in cotal superstizione che i dèi ingravidassero le donne, stimando questa cosa esser lodevole ed onorata, e che mai creduto non averebbe che sotto specie di religione tanta sceleratezza si fosse nascosa, fu contento che la moglie il di ordinato andasse a giacersi col dio Anubi. Venuta la notte a le divine nozze statuita, essendo di già Mondo per opera del sacerdote nel tempio ascoso, andò Paolina e da le sue damigelle fu messa in un letto che in un canto del tempio era preparato. Le lampade, che ardevano, tutte furono ammorzate; ed il sacerdote, uscito con le donzelle di Paolina fuori, serrò le porte del tempio e con la chiave le fermò. Mondo, uscito del luogo ove era ascoso, a canto a Paolina si corcò. Ed avendo tanto bramata quella notte, per mostrarsi cavaliero divino e non umano, fece prove grandissime de la persona; di modo che Paolina affermò il dio Anubi aver seco fatta altra giacitura che non faceva il suo marito. E cosi tutta la notte amoi osamente Mondo con Paolina si trastullò e di lei fece ogni sua voglia, come più li aggradi. Poco, poi, dinanzi l’alba, Mondo, uscito di letto, nel solito luogo