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NOVELLA XIX 249 grazia di lei. Ma ella, che di cosa che egli si facesse punto non si curava, faceva vista di non vederlo, né più né meno a lui mettendo mente come ad ogni altro, che veduto avesse o. che seco domesticamente si fosse messo a parlare, fatto averebbe. Del che Mondo menava la vita in pessima contentezza, non li giovando cosa alcuna. Tuttavia, ancora che rigidissima la conoscesse ed aver un core adamantino e pieno di freddissimo ghiaccio, ove fiamma d’amore penetrar non poteva, deliberò con messi ed ambasciate tentare di conquistarla. Onde le scrisse una amorosa lettera e mandolle per messaggera una scaltrita femina avvezza ad essercitare simili mestieri. Andò la donna e, trovata in casa Paolina che con le sue damigelle faceva suoi lavori, entrò con lei in ragionamento, fingendo certe sue favole. A la fine, dopo diversi parlari, le scoperse l’amore di Mondo, sforzandosi mostrare quanto il misero amante per lei ardesse, offerendole non solamente che egli era prontissimo a fare tutto ciò che ella gli comandasse, ma che di lui e d’ogni suo avere la farebbe padrona. Non sofferi Paolina di lasciar finire la rea femina quanto era per ragionare, ma, di giusto sdegno infiammata, fieramente si turbò e con villane parole da sé la messag- giera discacciò, e a Mondo mandò dicendo che mai più non fosse cotanto ardito di mandarle né messi né lettere, se non voleva che male gliene avvenisse. E la lettera di Mondo, elicla donna voleva darle, non volle né prendere né leggere, né più udire da lei parole, anzi le comandò che per quanto aveva cara la vita non le venisse mai più dinanzi. Ché se cosi audace e temeraria fosse che innanzi le ritornasse, che le farebbe fare si fatto scherzo che ella perpetuamente di Paolina si ricorda- rebbe. Parti la disonesta messaggera tutta di mala voglia, e con le trombe nel sacco a Mondo se ne ritornò. Al quale, dopo che ebbe riferita la risposta di Paolina e tutto ciò che detto e fatto aveva, con molte parole il persuase a distorsi da questa impresa, perciò che, avendo ella infinite madrone romane tentate, combattute e vinte, non aveva già mai trovata donna, di qual condizione si fosse, più salda né più aliena da cose lascive come era Paolina, e che le donava il vanto de la più pudica e vertuosa giovane