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232 PARTE TERZA fuggirsene. Talabotto, aitato dai suoi a montar a cavallo, ebbe carestia di terreno. Questa vittoria fu cagione che quasi tutta la Normandia venne in potere del re Carlo; onde veggendo il buon re di quanto giovamento gli era stato messer Filiberto, molto onoratamente a la presenza di tutti i baroni di corte lo lodò e gli donò alcune castella con la condutta di cento uomini d’arme, e gli accrebbe grossamente la provigione, facendogli ogni giorno maggiori carezze. Finita questa guerra, il re in Roano ordinò una solenne giostra, ove intervennero tutti i valenti e primi di Francia, de la quale messer Filiberto n’ebbe l’onore. Il re, che molto l’amava e desiderava sommamente che egli guarisse per aver a ragionar seco, fece bandire per tutte le sue provincie come egli aveva un gentiluomo che era diventato mutolo in una notte, e che se v'era nessuno che lo volesse sanare, che averebbe subito dieci mila franchi. II bando si publicò per tutta la Francia e anco pervenne in Italia. Onde molti cosi oltramontani come francesi, tratti da la cupidigia del danaio, si misero a la prova; ma effetto nessuno non riusci. E certo era la fatica dei medici gettata via, non volendo il finto mutolo favellare. Onde il re, sdegnatosi che medico non si trovasse che lo sapesse curare, e veggendo che infiniti tutto il di venivano, cosi medici solenni come altri, che con loro ¡sperimenti pensavano sanarlo, e giudicando che fossero più tosto tratti da l’ingordigia del guadagno che da sapere o speranza che avessero di poterlo guarire, fece far un bando: che chi voleva guarire messer Filiberto, pigliasse quel termine che gli pareva atto a far tal cura, e curandolo averebbe i dieci mila franchi con altri doni che a lui donerebbe, noi curando ne perdesse il capo, se modo non aveva di pagare dieci mila franchi. Divolgato questo fiero proclamo, cessò la moltitudine dei medici. E pure ci fu qualcuno che, da vana speranza sostenuto, non dubitò porsi a tanto rischio; di modo che alcuni, non lo potendo curare, erano condannati a pagar i dieci mila franchi o perder la testa, ed alcuni altri furono condannati a perpetua prigione. Era già la fama di questa cosa venuta in Moncalieri, come monsignor Fi- liberto da Virle era in grandissimo stato appo il re di Francia