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NOVELLA XIII 203 Ma ella fu male avvista, perciò che prima deveva farsi sposare e non credere a semplici promesse de l'astuto amante, il quale per conseguire l'intento suo le fece mille promesse. Ma noi veg- giamo tutto il di infinite povere donne — povere, dico, di con- seglio e di prudenza — rimaner ingannate, perciò che gli amanti largamente promettono, pur che abbiano quello che cercano. Ora essendosi Leonzio con Neera molte fiate amorosamente giacciuto e si domesticamente seco praticato che per tutto il castello si teneva che fossero marito e moglie, Leonzio d’un’altra giovane s’innamorò e, piacendogli più questa seconda che la prima, cominciò a lasciar Neera da parte. Di che ella si ritrovò senza fine mal contenta, non sapendo che modo tenere a reconciliar il suo amante. Egli a poco a poco, scordatasi del tutto Neera e la promessa a lei fatta, di maniera de l’altra s’accese che publicamente la sposò e a casa condusse. 11 che a Neera fu per tutta la terra grandissimo scorno, sapendosi da ciascuno che di lei Leonzio aveva preso amorosamente piacere. La povera giovane assai la disgrazia sua pianse e assai senza fine se ne rammaricò, e quasi disperata molti di in casa se ne stette. Essendo poi passati alcuni giorni, avvenne che essendo Neera un giorno di festa dinanzi la casa a sedere in compagnia di molte donne de la vicinanza, come è di costume, e parlandosi di varie cose, parve che una donna di non so che a Neera contradicesse; di che ella, rispondendole con la voce un poco alta, entrò alquanto in còlerà. E l’una parola tirando l’altra, vennero a dirsi ingiuria insieme. Quell’altra, che non portava di groppa, levatasi in piedi e mettendosi le mani sui fianchi, a Neera con grandissima còlerà disse: — Va’, va’, putta sfacciata, in chiazzo, ché tu sei bene stata concia da Leonzio come meriti. Non sai che tutto questo castello sa che tu sei stata sua femina? e non ti vergogni comparire fra le donne da bene? — A questa voce l’infelice Neera, senza rispondere un motto solo, si levò fuor de la brigata e in un pozzo profondissimo che quivi era si gettò col capo innanzi e subito vi s’affogò. E volendo i vicini corsi al romore darle aita, dopo gran fatica, del pozzo fuori morta la cavarono.