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NOVELLA XI.VII J7 mare di piacere ed ora travagliano e si consumano in dolore. Che fia poi quando uno è tutto impastato di malinconia e l’altro si trova tutto sanguigno? Questo nodo suole per lo più de le volte esser perpetuo, e questo amore, non si deve misero chiamare, perciò che la dolcezza del sangue lieto e gioioso tempera la saturnina amarezza de la grave malinconia. Ma se degli amanti uno è da capo a piedi colerico e ne l’altro signoreggia ed ha il freno in mano la trista e velenosa malinconia, da questo amore, se amore chiamar si deve, nasce una pernizio- sissima peste. L’acutissimo e penetrevolissimo umore del colerico ingombra di modo il malinconico, che la grandezza de la còlerà, che troppo è impaziente, spinge e stimola ad ira, a lacci, a ferro, a veleno e a mille mali, e la malinconica natura invita a perpetuo pianto ed amarissime querimonie. Onde assai sovente questo sfortunato amore finisce per miserabile e fiera morte, come di Fili, di Didone, di Lucrezio poeta e molti si legge. E per conchiudere, se di dui amanti la natura è diversa, mai tra loro non nascerà amore. Ragionandosi adunque questi di tra molti nel nostro giardino, messer Filippo Baldo con la sua solita piacevolezza ci narrò brevemente una beffo fatta da una galantissima gentildonna ad un giovine in Milano, la quale io subito scrissi ; e pensando a chi darla, voi mi veniste in mente. Tanto più volentieri poi ve la dono quanto che con questa vengo a sodisfare al valoroso vostro fratello, il signor Paolo Battista Fregoso, a cui già promisi di far questo che ora faccio. State sano. NOVELLA XLVII Piacevole e ridicolo inganno usato da una gentildonna ad un suo amante che teneva alquanto de lo scemo. A me pare, signori miei, che voi vogliate che ognora io monti in banco e con le mie ciancie v’ intertenga e vi narri di quelle cosette che vi fanno ridere. Io n' ho dette alcune a la presenza di madama Gostanza Rangona e Fregosa nostra signora, come fu quella de la duchessa di Savoia ed alcune altre M. Randello, Novelle. 2