Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
TARTE TERZA combattendo, Abradato morto, il cui corpo fu portato a Pantea. Ella poi che pianto amarissimamente l'ebbe, non volendo più star sottoposta a’ dubiosi casi di fortuna, preso un acutissimo coltello, si passò le canne de la gola e, boccone lasciatasi cadere sopra il petto del ferito e morto marito, il suo sangue mischiò con le piaghe di lui e sovra quello fini i giorni de la vita sua, lasciando dopo sé de le sue vertù eterno nome. Che diremo noi qui, signore mie, de l’animo di questa rara ed incomparabile donna? Certo l’animo suo era degno d’esser conservato lungamente in vita e non levarsi del corpo con si sanguinario fine. Nondimeno se in cosa alcuna si può ripigliare, è questa sola: che a l’altre donne invidiò la sua vertuosa compagnia, che a molte poteva esser essempio di ben fare, ché in vero mai non si de ve va ancidere, ma aspettare che naturalmente morisse.