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NOVELLA IX formoso, più potente e re te n’ha apparecchiato. E vivi sicura che nostra reina in breve sarai, perché Ciro ha deliberato prenderti per moglie. — Credete voi che ella s’allegrasse, si rigioisse o si elevasse né mostrasse segno alcuno di contentezza? Ella subito in un lagrimoso pianto si risolse e, la veste che indosso aveva da l’alto al basso lacerando, miseramente si lamentava e diceva che mai non fu la più misera donna al mondo di lei, e che se pure deveva perder il marito, che unicamente amava e a cui solo ella voleva esser viva, che altri di lei non goderebbe già mai. — Cessino — diceva — i sommi dèi che altri m’abbia. Fui da principio di Abradato, ora anco sono e sarò eternamente. Assicurate voi, signori, il re Ciro che prima io possa morire che mancare di non esser d’Abradato. E certamente io morirò sua. — Furono queste parole dette a Ciro, le quali si penetrarono a dentro nel petto di lui, che la mandò confortando e sé a ogni suo piacere offerse. Ella altro non gli fece chiedere che la restituzione del marito; il che Ciro graziosamente le concesse. Venne Abradato a ritrovar la moglie, da la quale quando ebbe inteso la continenza di Ciro, restò pieno di meraviglia grandissima, dicendo a Pan tea: — Moglie mia da me più amata che la propria vita, che cosa ti pare che io far debbia a ciò che e per te e per me io a tanto re sodisfaccia e non possa esser con ragione detto ingrato? — E che cosa puoi tu, marito mio, fare di te e di me più degna che imitar tanto eccellente e vertuoso re, e poi che contraria fortuna del nostro re ci ha privato, servir a costui che valorosamente s’ha acquistato il regno? — Fu adunque cagione Pantea che Ciro non solamente reintegrò Abradato, ma appo sé nel numero dei più cari ritenne e in molte imprese adoperò, ne le quali, dando di sé Abradato odore di valente soldato e di saggio capitano, acquistò di modo la grazia di Ciro ch’egli lo chiamava per amico e voleva che da tutti « l’amico del re » fosse chiamato. Né per tutto questo Ciro volle veder Pantea, dubitando forse non la bellezza di lei l’inducesse a libidine. Abradato sempre pregava Giove che gli concedesse d’esser degno marito di Pantea e degno amico di Ciro. Facendo poi la guerra Ciro a Tomiri reina de' massageti, fu, valentemente