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IL BANDELLO
al molto vertuoso signore
il signor
antonio fileremo il cavaliero
salute
Beveva l’acqua dei bagni d’Aquario la illustre e vertuosa signora, la signora Ippolita Sforza e Bentivoglia, e, come sapete, per piú commoditá e diporto s’elesse alora il suo giardino che è nel borgo de la Porta Comense, ove la casa o palagio ci è assai agiato. Quivi tutto ’l di concorrevano i primi de la cittá cosi uomini come donne, e ci era sempre dopo il desinare alcun bello e vertuoso ragionamento di varie materie, secondo la professione e dottrina dei tenzionanti, e talvolta al proposito de le questioni che essa signora od altri mettevano in campo. Avvenne un di che d’uno in altro parlamento entrando, si travarcò a lodare il sesso feminile e raccontar alcune eccellenti donne antiche e moderne, le quali, di rare e bellissime doti compiute, si fecero al mondo riguardevoli e chiaramente famose. Ma tra tutte le lodevoli donne di cui si ragionò, per non istare a farne un calendario, sommamente fu Iodata ed ammirata Pantea. E ricercando alcune di quelle signore aver piú chiara contezza chi fosse questa Pantea, il signor Nicolò conte d’Arco — giovine, oltra la nobiltá di sangue, ricchezze e rare doti del corpo, molto letterato e poeta colto e soavissimo, come per le elegie e altri suoi poemi si vede, — narrò brevemente l’istoria d’essa Pantea; il che non mezzanamente a tutti sodisfece. E perché l’istoria è de le rare e degna di memoria, non mi parve disdicevole ch’io la scrivessi de la qualitá che esso conte la narrò, se ben non forse con quella eleganzia e grazia di parole, almeno intieramente come da lui fu detta. Scritta che l’ebbi, pensai a cui