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i68 PARTE TERZA inavertentemente nel consegliare, o nel disporsi ad operare, gravemente errerà. Di queste openioni ragionandosi non è molto in una bella compagnia, messer Antonio Sbarroia mercadante genovese, volendo mostrare il conseglio de le donne preso a 1'improviso non esser per l’ordinario buono, narrò una novella avvenuta a Parigi, secondo che egli diceva, non è molto di tempo. Io, che presente ci era, la scrissi e al vostro nome intitolai in testimonio a la posterità de la nostra cambievole benevoglienza. Vi piacerà, quando talora stracco vi troverete da le frequenti consultazioni de le liti dei clientuli, leggerla e dar giudizio se la donna di cui ne la novella si parla prese buon conseglio o no. Ed a voi mi raccomando. State sano. NOVELLA VI In Parigi un servidore si giace con la padrona e, scopertosi il fatto, gli è tagliato il capo. Giovami credere, signori miei, che a la fine le cose d’alcuna importanza fatte a 1'improviso possano di rado sortir a buon fine, e che sempre non ci nasca qualche intrigo che poi ci apporti o danno o vergogna. E di questo ne veggiamo tutto il di chiarissimi essempi. Onde mi pare che si debbia imitare la bella sentenza del prencipe degli oratori greci, usurpata dapoi dal nostro ¡storico romano, la qual è: che prima che noi diamo principio ad una cosa, è necessario consegliarla, e poi che s’è consegliata maturamente, metterla in essecuzione. Il che se tutti facessero, non si commetteriano tanti errori quanti si fanno tutto il di. Ci è poi questo: che l'operazioni fatte col conseglio, se per caso non le segue il fine che si desidera, sono almeno di minor colpa riprensibili. Che per lo contrario, quando una cosa senza conseglio strabocchevolmente si fa, tutto '1 mondo, non avendo buon fine, la condanna e vitupera. Ora per venire al proposito degli effetti che senza pensarci su talora le donne fanno e che loro ne succede vergogna e danno, io vi vo’ narrare una pazzia che fece una donna. Vi dico adunque che ne la grande e ricca città di Parigi fu e forse ancora è un cittadino