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i6o PARTI- TERZA in mano i sacri misteri del loro iddio, passeggiando alora Ari- stotimo per la piazza dai suoi satelliti circondato, andarono pro- cessionalniente a trovarlo. 1 sergenti, per la riverenza de le donne religiose, le diedero luogo che penetrar potessero innanzi al tiranno. Egli, veggendole di quella maniera vestite e portanti in mano i sacri misteri baccanali, si fermò e con silenzio le ascoltò. Ma poi che conobbe che erano venute per pregarlo in favor de le incarcerate donne, subito da diabolico furor agitato, con orrendo romore agramente riprese i suoi satelliti che avessero permesso che quelle gli fossero venute innanzi. Comandò poi che fuor de la piazza fossero con molte sferzate senza rispetto veruno cacciate, e ciascuna di loro, per aver preso ardire d’andarlo a supplicare per le misere prigionere, condannò in dui talenti; nome di danari che in quei tempi s’usavano, e il minor talento attico valeva cinquecento scudi, poco più e poco meno, come appo gli scrittori si truova. Dopo cotante sceleratezze dal tiranno commesse, Ellanico, uno dei primari e riputati cittadini di quella città, ancor che fosse quasi decrepito, deliberò mettersi ad ogni rischio e tentar se poteva liberar la sua patria da la fiera tirannide de lo sceleratissimo Aristotimo. A cotestui, si per esser de l’età caduca che era e per non aver figliuoli, che morti erano, non metteva molto fantasia il tiranno, parendogli che non fosse per far tumulto ne la città. Fra questo mezzo quei cittadini, che dissi poco innanzi essersi ridutti in Etolia, proposero tra loro di tentar la fortuna ed usar ogni mezzo per ricuperar la patria ed ammazzar Aristotimo. 11 perché, avendo ragunate alcune squadre di soldati, occuparono certo luogo vicino a la città, dove sicuramente potevano dimorare e con grande loro commodità ed avvantaggio combatter la patria e cacciarne Aristotimo. Come i banditi in quel luogo furono accampati, molti cittadini d’Elide fuggivano fuori e con gli esuli s'accompagnavano tutto il di, in tal maniera che di già i fuorusciti avevano forma d’un giusto essercito. Del che gravemente turbato Aristotimo e quasi già presago de la sua rovina, andò a la prigione ove erano le mogli degli esuli, che vi dissi che da lui erano state incarcerate. E perché era d’ingegno turbulento e feroce, tra se stesso