Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
NOVELLA V 157 l’amministrazione del regno e la guardia de la sua persona aveva commesso. Ma tra tante sue sceleratezze iniquamente da lui commesse, che furono innoverabili, una da lui fatta contra Filodemo, che fu quella che poi gli levò il regno e la vita, è singolarmente commemorata. Aveva Filodemo una sua figliuola chiamata Micca, che non solamente per i castigatissimi costumi che in lei ver- tuosamente fiorivano, ma anco per l’estrema bellezza che in lei bellissima si vedeva, era appo tutta la città in grandissima ammirazione. Di costei era fieramente innamorato un certo Lucio, soldato di quelli che sempre stanno a la custodia del corpo del tiranno, se amore il suo merita esser nomato e non più tosto, come la fine dimostrò, una sporca, immane e ferina libidine deve dirsi. Era Lucio ad Aristotimo per la simiglianza dei pessimi costumi molto caro, e comandava a questi e a quelli tutto ciò che a lui aggradiva. Il perché mandò uno dei satelliti o siano sergenti del tiranno e comandò a Filodemo che a la tal ora senza veruna scusazione gli facesse menar la figliuola. Udita cosi fiera ed inaspettata ambasciata, il padre e la madre de la bellissima e sfortunata Micca, astretti da la tirannica forza e fatale necessità, essortarono dopo infinite lagrime e pietosi sospiri la lor figliuola che al favorito del signore volesse senza contrasto lasciarsi condurre, poi che altro rimedio non ci era che ubidire. Ma la generosa Micca, che era magnanima di natura e saggiamente con ottimi ammaestramenti nodrita, essendo prima disposta di morire che lasciarsi violare, si gittò ai piedi del padre ed, abbracciandogli le ginocchia, caramente Io pregava e con più efficacia che poteva lo supplicava che a modo veruno egli non sofferisse che ella fosse condutta a cotanto vituperoso ufficio, ma volesse più tosto lasciarla ammazzare che mai permettere che, essendo violata e perdendo la sua verginità, restasse vituperosamente viva, da eterna infamia accompagnata. Dimorando eglino in questa contesa, Lucio, per la lunga dimora e da l’ebrezza fatto impaziente e furibondo, senza piti pensarvi su se n’andò a la casa de la vergine, e quella ritrovando ai piedi del padre prostrata e lagrimante col capo in grembo di quello, con imperiosa voce e piena di gravissime minacce le comand