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152 PARTE TERZA libricciuolo di tavolette ove per memoriale con uno stile d’oricalco si scrive ciò che si vuole. Quivi aveva già Pietro notato il numero dei danari, gioie ed argento che rubati aveva, e messovi anco sii i cento ducati dati al Nasone. Poi piano gli disse: — Cugino mio caro, di grazia abrusciate questo libretto, e trovate subito Gian Nasone e ditegli che per ogni modo se ne vada via. E di me non abbiate punto paura, ché io mi saperò ben diffendere. Io mi fido di voi. La cosa è fatta e rimedio non ci è. — Fu menato Pietro a le prigioni, e il suo cugino andò verso casa tutto smarrito e di malissima voglia, non sapendo che farsi. E poi che assai ebbe pensato ciò che far devesse, a la fine, o mosso da lo sdegno di cosi enorme e scclerato omicidio o per paura de la giustizia o che che se ne fosse cagione, portò ai Signori il libricciuolo e disse loro ciò che Pietro detto gli aveva. Fu subito il Nasone preso, il quale senza aspettar tormenti confessò la cosa intieramente come era seguita. Mostrarono il libricciuolo a Pietro, il quale negò tutto ciò che il cugino detto aveva e, confrontato con il villano, con buon volto diceva non saper nulla di quanto colui parlava. Né mai fu possibile, per quanti indizi si avessero né per quanti tormenti gli sapessero dare, che egli volesse confessar cosa alcuna, anzi animosamente rispondeva al tutto. Aveva egli tratto il suo coltello in un canale ragionando col Nasone, e per confessione d’esso Nasone si mandò a cavar fuori il coltello. Sapendo anco il Nasone chi era stato il fabro che fatti gli aveva, fu mandato per lui, il quale depose come ad instanza di Pietro gli aveva fatti. Ma Pietro il tutto negava e diceva con un viso saldo, come se innocentissimo fosse stato, che il villano ed il fabro erano ubriachi, smemorati e trasognati. Domandato come in tanti luoghi aveva sanguinosa la veste, rispose che passando vicino ad un macello s’era insanguinato ed altresi sul corpo de la zia ove s’era gettato. Erano assai dubiosi i giudici per le salde risposte di Pietro; nondimeno per tanti indizi che ci erano e per la lettera del libretto, che fu provata esser di mano di quello, avendolo per convinto, lo condannarono ad esser tanagliato insieme con il Nasone e che poi fossero squartati. Data la