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ii4 PARTE SECONDA poi questa sera goderemo l’amenità di questo bellissimo luogo. — Cosi ci mettemmo in via, sempre a l'ombra cavalcando fin a Classi. Quivi trovammo Pandolfo di Mino, che ci aspettava ed aveva fatto l’ufficio del sescalco. Smontati adunque, essendo il desinare presto, data l’acqua a le mani, ci mettemmo a tavola. E parlando de la bellezza del luogo, disse Pandolfo: — Signor governatore, a ciò che voi sappiate, commune openione è dei ravegnani che questo sia il luogo ove Nastagio degli Onesti, amando la Traversara, quando qui si ridusse, vide il crudele strazio che di lei fu fatto da messer Guido degli Anastagi e da’ suoi fierissimi cani. — E ridendo ciascuno de la sciocchezza del volgo che le favole talora riputa istorie, dopo che desinato si fu, volle messer Carlo che la novella del Boccaccio, che seco aveva, de l’occorso caso, fosse letta. Ella nel vero attristò gli animi di molti come se vera stata fosse ed eglino si fossero a lo strazio trovati presenti ; onde si cominciò a dire che noi eravamo fuori per ricreazione e non per piangere. Il perché messer Carlo narrò una piacevol novella, la quale fu in gran parte risa ed assai gli ascoltanti allegrò. Questa adunque novella, al nome vostro scritta, vi dono, la quale credo vi sarà grata, si per esser detta da messer Carlo e da me, ché tutti dui vostri siamo, scritta. State sano. NOVELLA LIX Sciocca semplicità d’uti tedesco che avendo mandato il padrone a Corneto glielo manifesta con sue sciocche parole. Poi che io, per farvi legger l’artificiosa novella del Boccaccio de lo strazio fatto de la giovane dei Traversari, sono stato cagione di contristarvi, a ciò che debita penitenza ne faccia e con medicina contraria curi la vostra malinconia, forza m’è di farvi ridere. Onde per ora non ci essendo altro che dire, farò che la mano che ha fatto la piaga, quella anco la sanerà. A ciò adunque che rider possiamo, vi dico che nel tempo che Mas- simigliano Cesare era con quella numerosissima oste a torno