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NOVELLA LVIII non è un duro ed antico scoglio in mare contra le impetuose onde. Degna veramente era ella a cui natura dato avesse origine generosa e ricchezze convenienti a si nobil animo com’era in lei ; tuttavia merita ella d’esser celebrata, perché l’animo suo gentile e casto la rendeva commendabile. Ora l’infelice amante, poi che vide da la giovane al tutto disprezzarsi e che egli medesimo, avendo preso ardire di parlarle, altra mai risposta da lei cavato non aveva se non che ella serbava la sua verginità a colui che sarebbe suo marito e che prima era per morire che altrimenti fare, si ritrovò il più disperato uomo del mondo. E poi che alcuni giorni si sforzò smenticarsi costei e conobbe non esser a lui possibile levarsela di mente, anzi che pareva di punto in punto che l’amor crescesse e più ardente divenisse, d’estrema malinconia perdette il cibo e il sonno, di modo che pareva una persona incantata. Menato adunque da la fiera sua passione che mordacemente lo struggeva, andò un di ove la giovane in compagnia d’alcune altre donne filava, e quivi, amaramente piangendo, si sforzò, seco parlando, quella ai suoi disii far arrendevole. Ma egli pregava un monte che s’inchinasse, perciò che ella gli diceva che seminava ne la rena. Onde il misero giovine, veg- gendo la durezza di quella, le disse: — Ahi bella giovanetta! poi che ai miei estremi martiri e gravose pene, che per te di con- tinovo soffro, non vuoi aver pietade ed io senza te viver non posso, che vuoi ch'io faccia? — Ella, che mal volentieri si vedeva quella seccaggine a le spalle, quasi in còlerà gli disse: — Se mi volete far piacere, andate e non mi venite innanzi gli occhi più mai. — Avuta questa risposta, Niccolò disse: — Ed io t'ubidirò e farò di modo che tu né altri da oggi in là più non mi vedrà. — Andato con questo a casa, entrò in una camera e con una fune attaccata ad un chiodo, come poi si vide, s’impiccò e miseramente la gioventù sua e il mal regolato amore fini. Si che, giovini, io v’essorto ad amar moderatamente, a ciò che non v’intervenga come al povero senese avvenne. «