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XXII 87 che abitava presso a seggio Capuano. Smontato, trovò a punto che il Ventimiglia aveva finito il desinare e a tavola s’interte- neva con alcuni suoi amici e gentiluomini che seco erano stati a pranzo. Egli di lungo entrò in sala,e fece la debita riverenza al marchese, il quale, come quello che era gentile ed umanissimo, come vide entrar il signor Giovanni Tomacello, si levò da sedere e andogli incontro, e con graziosa accoglienza lo raccolse e gli dimandò ciò che andava facendo. — Io vengo — rispose il Tomacello — per parlar di secreto per certi miei affari con teco. — Il marchese, udendo questo, forte se ne meravigliò, e presolo per mano, lo condusse in un bellissimo giardino, ove passeggiando e la bellezza dei verzieri commendando, che era pieno di naranci, limoni, cedri ed altri fruttiferi arboscelli con mille varietà di vaghi ed odorati fiori, in una loggetta che dal sole era diffesa si posero a sedere. Poi che furono assisi, cosi il Tomacello a dir cominciò: — Ben che per il passato, splendidissimo signor marchese, teco amicizia o domestichezza non abbia avuta, né mi sia occorso poterti far servigio alcuno per cui io debbia presumer di chiederti il tuo favore in un mio importante bisogno, nondimeno il nome che in questo regno appo tutti acquistato t’hai d’esser cortesissimo e mai non negar piacer a nessuno che ti ricerchi, m’ha dato animo che io, forse da te non conosciuto, venga a supplicarti che tu degni spender venticinque parole in mio favore. Io sono Giovanni Tomacello gentiluomo di questa città, a cui nuovamente certi parenti miei, anzi pur mortali nemici, hanno mosso lite per la quale, ottenendo la vittoria, mi leverieno vie più de la metà del mio patrimonio. Io ho fatto veder le mie scritture, e mi dicono i miei dottori che ancora che il caso sia molto intricato, che nondimeno io ho ragione. Ma i miei avversari, per il favore che in Conseglio hanno, cercano farmi depositar quella parte de le facultà che si mette in lite, e poi menar la questione in lungo, con speranza, dicono essi, di ricuperar altre scritture. Il depositar la metà dei miei beni sarebbe la mia rovina, ed io essendo in possesso già tanti anni sono, vorrei in quello perseverare e far che la lite avesse presta spedizione. E questo senza il tuo favore ottener non posso. Onde