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So PARTE SECONDA tutti era ben voluto e generalmente amato. Ci erano ancora de le signore e gentildonne napoletane che volentieri averebbero dato il lor amore al Ventimiglia, se egli l'avesse amate e ricercate; ma il povero amante era tanto fitto in costei che a nessuna metteva mente. Ora avvenne che essendo di state, il duca di Calabria, per fuggir l’aria che in Napoli suol esser molto calda, andato a starsi qualche di ai bagni di Pozzuolo — luogo, come tutti sapete, ameno e dilettevole, che ai tempi antichi era il diporto dei gentiluomini romani, come ancora le rovine di molti superbissimi palazzi fanno fede, — andò il Ventimiglia ancor egli fuora col duca. E mentre che a Pozzuolo si stette, soleva il Ventimiglia dagli altri rubarsi, ed ora sul lito del mare, ora per gli aperti e dilettevoli campi qualche antichità contemplando, ora per i fruttiferi e non troppo erti colli, per le frequenti e fresche caverne, per quei laghi e luoghi sulfurei, per le selvette di cedri e naranci e per tanti altri luoghi di piacere che ci sono, andarsi diportando; e sempre il suo pensiero era come deveva fare per acquistar la grazia de la donna. Il signor Galeazzo Pandono che era suo grand’amico aveva un grandissimo dispiacere de la vita che far gli vedeva, e volentieri averebbe fatto ogni cosa per levarlo da questo amore. Onde un giorno fra gli altri, essendo a buon’ora levato il duca e andando diportandosi là verso la spelonca de la Sibilla, il signor Galeazzo, preso per mano il signor Giovanni Ventimiglia, gli disse: — Signor marchese, lasciamo andar il signor duca ove vuole e andiamo noi dui là ove sono quegli allori, ché io desidero molto appartatamente parlar teco. — Andiamo — disse il Ventimiglia, — ché ad ogni modo io me ne voleva andar in altra parte. — E cosi tutti dui pervennero al luogo dissegnato e sotto gli allori su la minutissima erbetta s’assisero. — Signor marchese — cominciò alora il Pandono, — io lascierò da parte le cerimonie, essendo fra noi la fratellevol. amicizia che già molti anni è stata, e verrò al nodo de la cosa che io vo’ dirti. E comincierò da la vita che questi di qui a Pozzuolo t’ho veduto fare, perché, a dirti il vero, tu mi sei paruto uno di quei filosofi che vanno investigando l’origine de le cose naturali, cosi sei stato pensoso e solitario, ché tutto il di sei