che era giovine molto galante e cercava di far piacer a tutti, generalmente ciascuno l’amava. Ora non seppe egli mai tanto fare né
tanto affaticarsi che ella mai gli mostrasse buon viso, del che egli
ne viveva molto di mala voglia, come quello che ogni suo amore
aveva in lei messo, senza la quale non era cosa al mondo di cui
gli calesse. Ritrovandosi il Ventimiglia in cosi penoso stato, ebbe
modo di scriverle una lettera che averia mosso a pietà i sassi,
e quella le mandò segretissimamente, e a bocca anco le fece dir
molte buone parole. Ma il tutto fu buttato via, perciò che la
signora Lionora non volle la lettera accettare né udire l’ambasciata, anzi per l’avenire s’asteneva assai d’andar a le feste.
Ed in vero diffidi cosa è a conoscer il cervello e l’appetito
di molte donne, le quali nobilissimamente nasciute, gentilmente
nodrite, altamente maritate e da nobilissimi e vertuosi giovini
vagheggiate, scherniti i mariti, sprezzati gli amanti e dietro le
spalle gittato l’onore, spesse fiate a uomini d’infima sorte si
sottomettono, a vilissimi servi talora si dànno in preda. Altre
poi ci sono che saranno da dui gentiluomini amate, dei quali
uno sarà vertuoso e bello e con ogni modestia, per non far
accorger la gente, farà tutto quello che deve far un innamorato
che sia gentil e segreto; l’altro pur che abbia il suo intento,
de l’onor de la donna non si curando, attenderà se non al suo
piacere, sarà presontuoso, poco fedele, ciarlatore e maldicente:
e nondimeno elle, lasciato il primo che è da bene, prenderanno
il secondo, dal quale altro che biasimo non acquistano. Che
diremo di queste cotali? Nel vero, se fosse lecito dir mal de
le donne, io so ben ciò che ne direi; ma non si potrebbe far
senza accusar il sesso loro, dal quale par che siano inclinate
al peggio. Or che diremo di quelle che, da vertuoso e gentil
amante unicamente amate e servite, quello fuggono e in preda
a tale si dànno che chiaramente conoscono esser de l’amor
d’altra irretito, anzi che per ogni contrada de la città dà del
capo, non si contentando d’una ma volendone quante può ingannare? Né crediate che io parli al vento, ché quando bisognasse
venir ai particolari io vi farei stupire. Ma torniamo a l’istoria
nostra. La signora dunque Lionora che con uno sguardo, senza