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64 PARTE SECONDA vendetta, a ciò che nessuna impudica mai per suo essempio restasse in vita, deliberò se stessa con le proprie mani ancidere. 11 padre, il marito, Bruto e Valerio, sforzandosi di consolarla, Pessortavano a cacciar da sé si fiero proponimento e pensare che tutta la colpa era da esser ascritta a Sesto Tarquinio, perciò che il peccato tanto è peccato quanto è volontario, e la mente sola è quella che pecca e non il corpo, eleggendo ella far il male. — Voi vederete — disse Lucrezia — ciò che questo misfatto di Tarquinio merita e farete quanto vi parrà. Io ben che dal peccato m’assoglia, nondimeno da la pena assolver non mi debbo né voglio. — E questo dicendo, lasciò cascar il pianto in grandissima abbondanza. Il marito alora quasi piangendo cosi le disse: — Rasciuga, cara Lucrezia mia, le cadenti lagrime e non ti voler attristare ed affliggere per la violenza a te fatta, ché assai efficace argomento ci dimostri d’esser stata sforzata, poi che volontariamente, potendo il tutto celare, la cosa come è commessa da l’adultero manifesti. E chi saputo mai averebbe il successo del caso se tu dimostrato non l’avessi? Non era egli in arbitrio tuo di tacere? Questo che l’animo tuo sia mondo e netto ci fa amplissima fede. La tua passata vita non solamente negli occhi degli uomini, ma nei più segreti penetrali de la casa è sempre stata tale, che da tutti il titolo di pudicissima e di castissima porti. Ti sovvenga, Lucrezia mia, che questi di passati essendo quello scelerato meco, che non in suoni, non in balli, non in mangiar o bere, non in altri lascivi giuochi o giovenili trastulli ritrovammo, ma al’improviso ti sovragiungemmo che tu eri con le tue donzelle occupata nel cucire e far altri lavori donneschi, non aspettando perciò alora né domestici né stranieri. Quell’ora la vittoria ed il nome a te di pudicizia e castità partorì, ché avendo noi le nore del re tra mille giuochi • scherzando e lascivamente motteggiando ritrovate ed in soverchi mangiari con le compagne loro occupate, tu a quelle fusti superior giudicata e a te la palma di perfettamente compita donna fu data. Ma discaccia da te il pensiero di morire e sta’ di buon animo, ché noi col favor dei dèi immortali cotanta ingiuria animosamente vendicaremo. E pensa a vivere, perché tu che per forza