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IL BANDELLO a la molto illustre signora la signora LUCREZIA GONZAGA di Gazzuolo salute Quando nel principio ad instanzia de la verbosissima e molto onorata signora Ippolita Sforza e Bendvoglia io mi disposi a scriver le mie novelle, l'animo mio era quegli accidenti di metter insieme che ai giorni nostri sono accaduti o che avvennero nel tempo dei nostri avi, a ciò che, potendo aver narratore che le cose avesse viste o da persona degna di credenza udite, le mie novelle fossero istorie riputate. Ma l’essermi trovato ove casi ai tempi antichi occorsi od a l’età dei nostri bisavoli stati si son detti, ed essendo io pregato talora di scrivergli, m’hanno fatto cangiar openione, come potrà veder chi le mie novelle leggerà. Per questo essendo io a Diporto con madama di Mantova, la signora Isabella sorella de l’ava vostra materna, ella mi comandò che io prendendo le Decadi liviane, dinanzi a lei leggessi lo stupramento di Tarquinio in Lucrezia, con la morte di lei; il che per ubidirle feci. Ella, come sapete, intende benissimo tutte le istorie latine. Letto che io ebbi il tutto, desinammo. Dopo il desinare si parlò assai su questa istoria da messer Benedetto Capilupo e da Mario Equicola, perciò che messer Benedetto molto lodava Lucrezia, e Mario diceva che ella era stata pazza ad ammazzarsi. Questionando questi dui sovravenne il nobile e dotto cavaliero il conte Baldassar Castiglione, al quale madama disse quello che io aveva letto e quanto tra i dui s’era tenzionato, soggiungendogli: — Io vedeva, quando voi séte entrato, che il Bandello voleva entrar in sacrestia e dir sovra