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IL BANDELLO

al signor

pietro francesco di noceto

conte di Pontremoli, scudiero e gentiluomo di camera

di Sua Maestá cristianissima.


Ancora che sempre l’uomo debbia prima che parli maturamente considerar le parale che vuol dire e aver riguardo al tempo, al luogo, a la materia che si tratta ed a la persona con la quale ragiona, mi pare nondimeno che molto piú avvertir vi si debbia quando s’è a la presenza dei suoi maggiori, e molto piú se si parla con un gran prencipe e re: sono y re sacrati e pieni di maiestá, e convenevol cosa è che noi quasi come un nume gli onoriamo. Onde ragionando voi in Pinaruolo e molte cose del re Lodovico undecimo dicendo, il signor Cesare Fregoso, cavalier de l’ordine del re cristianissimo e in Italia suo luogotenente generale, dilettandosi senza fine d’udir l’azioni e pronte risposte di detto re, pregò molti dei capitani e signori che al ragionamento erano presenti, che se v’era alcuno che sapesse qualche bella cosa d’esso re, la volesse dire. Il gentil e valoroso colonnello il signor Lelio Filomarino, confermando ciò che voi detto avevate, narrò appresso una pronta ed arguta risposta che esso re diede a Lodovico, alora duca d’Orliens, suo genero. E ancor che il detto fosse mordace, fu tuttavia dato in tempo ed a proposito. Voi alora mi pregaste che io lo volessi scrivere ed al numero de l’altre mie novelle aggiungere. Il che avendo fatto, ho anco voluto che sotto il nome vostro segnato resti per memoria e testimonio de la mia osservanza verso voi; e ve la mando e dono. State sano.