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480 PARTE SECONDA sé: — Come è possibile che questi spagnuoli siano cosi presuntuosi? Ecco che questo traditore sa quanto m’è mancato, e nondimeno presume venirmi innanzi. Ma io non sarò mai contenta, se non me lo veggio morto innanzi a’ piedi. — Il re, che nulla sapeva de le cose passate tra la sorella e don Giovanni, le mandò a dire che devesse raccogliere ed accarezzare il cavaliero spagnuolo venuto a sposar la sua figliuola. Ella molto mal volentieri usci di camera e venne, tutta in viso turbata, in sala. Andò don Giovanni e volle riverentemente basciarle le mani; ma ella noi sofferse e a sé ritirò la mano, e si mise a parlar con un altro spagnuolo. La sera nel convito don Giovanni fu fatto seder a canto a la duchessa, la quale gli vide il ricco diamante in mano e conobbe che era quello che ella diede in prigione al frate. E bramosa di sapere come fosse capitato a le mani del cavaliero, ne parlò con l’Appiano, che insieme con Giulia aveva condotto in Inghilterra. L’Appiano dopo non molto si mise in ragionamento col cavaliero e gli domandò onde avesse avuto il ricco anello. Egli sorridendo gli rispose che di grado lo diria a la signora duchessa, e gli faria intender cose che le piaceriano. La duchessa, intesa la risposta del cavaliero, molto mal volentieri si riduceva a parlar seco; ma vinta dal disio d’intendere come egli avesse l’anello avuto, vi si ridusse. Il cavaliero, fatto un breve discorso de l'inganno che si credeva aver avuto per non esser ella ritornata indietro da San Giacomo, e del modo che era assediato quando l’Appiano andò a trovarlo, e del pentimento che non fosse subito venuto a liberarla, come in effetto conosceva che era debitore di dever fare, le narrò che pervenuto a Turino, prese la pratica del frate spagnuolo e come fu quello che in prigione le disse la tal e tal cosa, e da lei ebbe il prezioso anello. E tanti contrasegni le diede che ella conobbe chiaramente don Giovanni essere stato il suo liberatore. Onde messo giù ogni sdegno e riacceso l’intepidito fuoco, a pena si contenne di non gli gettar le braccia al collo e mille volte ba- sciarlo. Parlò poi col re e gli fece conoscere don Giovanni essere stato il suo liberatore, e gli disse: — Signor mio, voi m’avete promesso di rimaritarmi e rimeritar il mio liberatore.