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NOVELLA XI.IV 477 accostò e gli domandò se era venuto per diffesa di madama la duchessa. Conobbe il cavaliere quella esser la fidata cameriera, ed umanamente le rispose che per la salute de la duchessa era venuto e che sperava in Dio quel di'far conoscere la innocenzia di quella. Giulia, che altrimenti noi conobbe, come forsennata se ne ritornò a la città, gridando che Dio aveva mandato un angelo in diffesa di madama. 11 conte di Pancalieri faceva il ritroso e non si voleva condurre ne lo steccato, se non sapeva chi fosse colui che si diceva esser campione de la duchessa. Tutta la città era a remore, desiderando ciascuno la liberazione de la duchessa. Fu dai conseglieri risposto al conte che gli statuti antichi del ducato erano che l’accusatore fosse tenuto combatter con ciascuno che per campione de l’accusato e reo si presentava, con quella sorte d’arme che il difensore porterebbe, e che anco la persona accusata sotto buona guardia a la presenza dei combattenti fosse condotta. Non aveva più core il perfido conte che un vii coniglio, conoscendo manifestamente che combatteva il falso; nondimeno veggendo che combatter gli conveniva, fece buon animo e s’armò e a lo steccato si condusse, ove già la tremante duchessa, accompagnata da molti, era stata condutta. Quivi come vide il suo diffensore, s’inginocchiò e divotamente, col core levato a Dio, supplicava la divina pietà che al suo campione donasse la vittoria e non permettesse che la malizia e falsità vincesse l’innocenzia. Presero adunque i dui combattenti del campo e con le lancie in resta si vennero ad incontrare e le ruppero gagliardamente; poi recatosi gli stocchi in mano, cominciarono a darsi di crudi colpi. Ma non ¡stettero troppo a le mani, ché don Giovanni si pesante e duro colpo diede sul braccio destro al conte e gli fece ne la giuntura de la mano si larga ferita, che il conte si lasciò cader in terra lo stocco. Il cavaliero tutto ad un tratto gli tirò ne la visiera de l’elmo una fiera stoccata, di modo che gli cavò un occhio. Il conte, per l’ambascia de la mano mezza tronca e per il dolore del perduto occhio spasimando, s’abbandonò, e tirato dal valoroso cavaliero, cascò in terra. Smontò subito don Giovanni e, levato l’elmo al conte, gli presentò la punta de lo stocco a la gola e gli disse con rigido