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NOVELLA XVIII 45 ambasciatori ad onorar le nozze, e il duca Francesco aveva fatto accompagnar la sposa dai più onorati feudatari e gentiluomini di Lombardia. Ora tra l'altre feste, bagordi e giuochi, che molti si fecero, s’ordinò una solenne e pomposissima giostra, che si fece un di che era caldo grandissimo* per esser di giugno. Quivi comparsero i giostratori con abbigliamenti superbi e ricchissimi, con vaghe e ben ordinate imprese secondo l’appetito di ciascuno, e feroci e generosi cavalli. Corsero tutti ed assai lancie si ruppero con lode di chi giostrava e con non picciolo piacere di chi a lo spettacolo era. Finita la giostra, altro non si sentiva se non lodar questi e quelli, e dire: — Il signor tale ha rotte tante lancie, quel barone ha tante bòtte e quel cavaliero ha fatto cosi e il tal cosi. — Ecco in quello che si fece silenzio per bandire chi avesse l’onor de la giostra, che un tedesco che era suso una baltresca, non aspettato che il vittore si bandisse, cominciò quanto più forte puoté a gridare e dire: — Maladetto per me sia quel giuoco e maladette tutte le feste e bagordi ove non si beve ! — Non dimandate se vi fu da ridere, e tanto più che egli si mise a gridare: — Vino, vino, vino ! — Onde non so se mai fu tra tanta moltitudine detta cosa per cui tanto si ridesse, come per le parole del tedesco buona pezza si rise.