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NOVELLA XLIV 475 ella perde il corpo, non perda almeno l’anima. Io le dirò de le cose spirituali, secondo che nostro signor Iddio mi spirerà, e spero in quello che mi darà tanta grazia che la disporrò a morire pazientemente. — Il governatore ancora che fosse maligno e sceleratissimo, nondimeno per mostrar al popolo che de la morte de la duchessa gli calesse, disse che era contentissimo e mandò al castellano che lasciasse che il religioso col suo compagno entrasse ne la camera de la prigione a parlare a la signora duchessa. E cosi entrarono tutti dui, e perché il termine de la morte era vicino, ciascuno credeva che il governatore avesse mandato quei frati per udir l’ultima confessione de la povera duchessa. Era la camera de la prigionia grande, ma in modo chiuse le finestre che nulla o molto poco di luce vi si vedeva. Entrati che furono i frati dentro, disse don Giovanni, che la lingua italiana benissimo parlava: — La pace del nostro Salvatore, madama, sia con voi. — La duchessa, che in un canto tutta sconsolata sedeva, rispose: — Chi séte voi che a me qui di pace ragionate, che priva sono d’ogni pace e d’ogni bene, e in breve aspetto contra tutte le ragioni del mondo una vituperosissima morte, senza averla meritata già mai? — Seguendo don Giovanni il tuono de la voce, s’accostò a la duchessa e le disse: — Madama, io sono un povero frate che capitando in questa città ho inteso il grave infortunio vostro, e mosso a pietà di cosi orrendo caso, son venuto a visitarvi ed insieme a confortarvi. — E quivi don Giovanni le disse di molte cose, con si bel modo che la signora duchessa deliberò confessarsi seco, e cosi cominciò a confessarsi, e come quella che speranza non aveva di più vivere, fece una intiera e generai confessione, per la quale di leggero don Giovanni conobbe quella esser innocentissima. Aveva la duchessa nel confessarsi detto come il viaggio di San Giacomo era stato finto, e che fatto l’aveva solamente per andar a veder un disleale ed ingratissimo cavaliero spagnuolo. L’essortò assai don Giovanni a perdonar tutte l’offese che mai ricevute avesse. Ella disse che a tutti perdonava di core, come desiderava che Iddio a lei perdonasse, ma che non sapeva già mai come potrebbe perdonar a quello ingrato cavaliero che più che la vita propria amato aveva.