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474 PARTE SECONDA quello albergo, si fece menare a la chiesa del religioso spagnuolo. Quivi picchiato a la porta de l’abitazione, venne il buon frate ad aprire, a cui don Giovanni parlando spagnuolo disse: — Padre mio, Dio vi contenti. Io sono uno spagnuolo che vengo per miei affari in queste parti, e per essere straniero, avendo inteso voi essere spagnuolo, son venuto ad albergar con voi, né altro voglio che coperto per me e per i miei cavalli, ché del resto questo mio servidore provederà quanto bisogna. — Il buon uomo volentieri l’accettò e introdusse in casa; e mentre che il famiglio andava per la città a comprar da vivere, don Giovanni domandò al frate di che paese era di Spagna. Egli liberamente glielo disse, onde conoscendo don Giovanni costui esser dei suoi soggetti e di quella propria città che assediata era, minutamente di molte cose l'essaminò, di modo che senza dubio si certificò quello esser dei suoi. Per questo se gli scoperse, dicendo chi era. Il frate udendo questo e meglio guardatolo, essendo poco che era stato nel paese, lo riconobbe e se gli voleva gettare a’ piedi a la foggia degli spagnuoli, che i loro prencipi adorano come dèi terreni; ma don Giovanni noi sofferse. Narratogli poi la cagione perché a quel modo incognito venuto fosse, gli disse: — Padre, voi sapete che io son cavaliero e perciò tenuto a diffender tra gli altri le donne che contra il debito sono aggravate. Io ho assai buona informazione come questa signora a gran torto è stata con falsa accusazione aggravata; ma per meglio chiarirmene, vorrei parlar seco, e sotto colore di confessione intender chiaramente il vero. Voi mi vestirete da frate e chiederete licenza, da chi la tiene in custodia, di voler visitarla e confortarla a pazienza e a sofferir per remissione dei suoi peccati la morte; e quando saremo colà dentro, lasciarete del rimanente la cura a me. — Molte altre cose seppe si ben dire il cavaliero, che il semplice frate, che non era il più avveduto né dotto uomo di quei contorni, si lasciò avviluppare il cervello e andò a trovar il governatore, avendo già prima da religioso vestito il cavaliero e tonduto, e gli disse: — Monsignore, perché s’appropinqua il tempo de la morte de la sfortunata duchessa, io mi sono mosso a compassione de l’anima sua, ché se per i peccati