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464 PARTE SECONDA tempio il «novendiale», come tutti i peregrini sogliono fare, che per nove giorni continovi ogni di usano alcune cerimonie in quella chiesa, e che dopoi se ne verrebbe a starsi alcuni di seco. E con questa conchiusione preso congedo, la duchessa verso il santo riprese il camino e il cavaliero tutto gioioso a casa se ne ritornò. Ma lasciamo alquanto questi innamorati e diamogli tempo di pensar ai lor amori, e parliamo un poco del duca di Savoia, al quale dopo molti di parve d’aver molto mal fatto a lasciar andar una sorella del re de l’Inghilterra e sua consorte cosi privatamente a tanto lungo viaggio. Onde meglio pensando e desideroso di emendar il fallo commesso, convocò i suoi consiglieri e propose loro il caso. Fu da tutti detto che era, quanto più tosto fosse possibile, da rimediare a la trascurag- gine usata, e per più spediente si prese che il duca stesso per mare v’andasse; onde fatto spalmare alcuni legni che vicini a Nizza aveva, con onorevole comitiva di molti cavalieri e gentiluomini si mise in mare. Ed avendo prospero vento, si condusse dal mare Mediterraneo ne la Gallizia passando lo stretto di Gibilterra, e v’arrivò a punto il nono di che la duchessa finiva tutte le cerimonie del suo voto. Fu grande l’allegrezza di tutta la brigata quando videro il lor signore; ma la duchessa si trovò molto discontenta, veggendo troncata la via ai suoi amori. Medesimamente l’Appiano e Giulia, che dei pensieri de la duchessa erano consapevoli, molto se ne attristarono. Tuttavia dissimulando la loro mala contentezza, si mostravano tutti tre allegri. Il duca, narrato a la moglie la cagione de la sua venuta, il di seguente avendo anco egli visitate e divotamente riverite le sante reliquie de l’apostolo, in nave con la moglie e tutta la brigata entrato, fece scioglier le navi e dar le vele ai venti; ed avendo voglia di veder suo cognato, navigò verso Inghilterra, e quivi con prospera navigazione pervenuto, fu dai re lietamente raccolto e con molti piaceri festeggiato. La duchessa ancor che in vista si mostrasse allegra, era nondimeno fieramente ne l’animo attristata, e quando agio aveva, con l’Appiano e Giulia si sfogava ed acerbamente la sua sciagura piangeva, parendole pur troppo difficile a sopportare che su il fiorire