Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
IL BANDELLO
al molto illustre e valoroso signore
il signor
livio liviano
capitano di cavalli leggeri
Ancora che noi siamo qui in Chierasco e di giorno in giorno aspettiamo l’essercito de l’imperadore, numeroso di fanti italiani, tedeschi e spagnuoli che minacciano volerne mandar tutti sotterra, non si vede perciò un minimo segno di paura in questi nostri soldati, anzi mi pare che con una allegrezza inestimabile aspettino questo assedio, come se due o tre paghe oltra il debito lor soldo aver devessero. Io sento da ogni canto che tutti s’apparecchiano a dar a’ nemici si fatto conto del lor valore e far tal prova, che io non posso se non credere che noi resteremo con l’onore de l’impresa, tanto piú che il signor mio, il signor Cesare Fregoso, ben che sia gravissimamente d’acutissima febre infermo, non lascia cosa a fere che possa esser a nostro profitto e a danno dei nemici. Lá venuta poi vostra a chiudervi qui dentro volontariamente, essendo in viaggio per andar a la corte del re cristianissimo, mi dá buono augurio e mi fa sperare di bene in meglio. E cosí voglia il nostro signor Iddio che succeda. Ora essendo, tre di sono, andato al bastione che è a la porta di San Francesco, ritrovai quivi molti buon compagni che discorrevano, ragionando insieme la varietá de la natura degli uomini di varie nazioni circa il bere, e tra loro erano molto differenti. Ed avendo di questa materia assai questionato, Lodovico da Sanseverino capo di quella guardia, giovine discreto e prode de la persona, raccontò una piacevol novelletta a quel proposito. La quale, essendomi piaciuta, scrissi e a voi la mando e dono, veggendo quanto sempre mostrate le cose mie esservi care. State sano.