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NOVELLA XLI1I 447 che ne la corte sono sappiano che questa notte io sia stata con voi e mi veggano qui vosco e possano render testimonio che il frutto del ventre mio sia seme vostro. — Piacque al re l’onesto inganno de la reina e la ritenne seco in letto, e volle che la malina tutti i baroni e cortegiani ne la camera entrassero e la reina seco corcata vedessero, e a tutti manifestò la sagace astuzia da lei usata. Commendarono generalmente tutti l’ingegno de la lor signora, che con cosi astuto avvedimento avesse onestamente gabbato il marito, e lodarono il re che di questa gentil beffa si contentasse. Per l’avvenire adunque il re, in tutto cangiato di natura, lasciò stare quelle donne con le quali amorosamente si giaceva, e cominciò molto ad amar la reina e degli abbracciari di quella in modo sodisfarsi, che dopoi non si mischiò ’più con altra femina. Fece nostro signor Iddio grazia a la buona reina, che ella ingravidò d’un figliuol maschio ed al tempo debito lo partorì, il primo giorno di febbraio del millecentonovantasei. Fu di tutti i ragonesi l’allegrezza inestimabile, veggendo la legi- tima successione del loro re naturale. Fu portato il bambino secondo il costume di quei paesi a la chiesa, ed avvenne che entrando dentro quelli che il figliuolo portavano, i sacerdoti del luogo, che nulla del fatto sapevano, cominciarono a cantar quel bellissimo cantico Te Deum laudamus, che già i dui santi dottori de la Chiesa catolica Ambrogio ed Agostino, nel battesimo di esso Agostino, a vicenda composero, cominciando Ambrogio e rispondendo Agostino. Portato poi il figliuolino da quel tempio ad un altro, ne l’entrare di quella chiesa i preti intonarono quel cantico di Zaccaria profeta, padre del precursore del Redentore de l’umana generazione, dicendo: Benedictus Dominus Deus Israel. Il che fu evidentissimo segno che il fanciullino nato deveva esser re di gran bontà e di molta giustizia. Devendo poi ricevere il sacro battesimo e non sapendo il re e la reina che nome imporgli e molti nomi ricordando, a la fine convennero in questo. Fecero pigliar dodici torchi d’una stessa ugualità e peso e gli fecero unitamente allumare, e a riverenza dei dodici apostoli su ciascuno torchio fu scritto il nome d’un apostolo, con intenzione che il nome de l’apostolo il cui torchio prima s’ammorzasse si