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IL BANDELLO

al magnifico e gentilissimo messer

ígiovanni piscilla


De le forze de l’amore e degli effetti che da lui tutto il di avvenir veggiamo, tanto mai non se n’è o ragionato o da tanti eccellenti uomini scritto che nondimeno di continovo non si trovino, ove egli si mette e i nostri cori con le sue ardenti fiamme accende, nuovi e mirabilissimi accidenti e degni di memoria accadere. Quante e quali crudelissime nemicizie tra molte numerose famiglie, e talvolta tra strettissimi parenti, per cagione di vari amori tutto il di nascer veggiamo, non accade affaticarsi a voler con argomenti e testimoni provare, perciò che troppo è chiaro ed assai sovente avviene. Per lo contrario poi per via d’amore nemici acerbissimi sono divenuti leali e veri amici, ed ove erano odii inestinguibili, rancori mortali e dissensioni fierissime, come amore vi s’è intromesso ed ha adoperato le sue santissime fiamme, gli odii si sono convertiti in amicizia, i rancori in benevoglienza e le dissensioni in ferma concordia e vera pace. Ora avvenne un giorno che qui a Bassens in una dilettevole ed onorata compagnia ragionandosi di questa varietá d’effetti amorosi, ci si trovò inesser Francesco Tovaglia, inercadante fiorentino, il quale lungo tempo aveva con pratiche mercantili negoziato in Inghilterra e ne le isole circonvicine, il quale ci narrò assai cose dei costumi di quegli isolani e de la gran libertá che hanno le fanciulle e donne maritate in quelle gioiose contrade. Onde tra l’altre meravigliose cose che disse, narrò una piacevol istoria avvenuta in Zelanda, mentre che egli quivi praticava. E perché mi parve degna d’esser scritta, quella ridussi in scritto e posi tra l’altre mie novelle. Ora mettendo esse mie novelle insieme, sovenutomi de l’amor vostro che mi portate e de le molte cortesie che usate m’avete, quella al nome vostro M. Bandello, Novelle.