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426 PARTE SECONDA si può gustare. Deveva quello ¡stesso giorno Gerardo arrivare al Lito presso a Vinegia con la sua galera, il quale aveva compito il suo viaggio tanto felicemente che più non averia saputo desiderare, ritornando ricchissimo. È lodevole usanza a Vinegia ogni volta che navi o galee tornano dai lor lunghi viaggi, e massimamente quando onoratamente vengono ¡spediti, che gli amici e parenti vanno loro incontro a ricevergli e rallegrarsi che con buona e prospera fortuna siano tornati. Andarono adunque giovini ed altri cittadini assai a ricever con allegrezza il vegnente Gerardo, il quale sovra ogni altro lieto veniva, non tanto perché ritornasse ricco e ben ¡spedito, quanto che sperava riveder la sua carissima e da lui sovra ogni altra cosa amata e desiderata consorte. Ma il misero non sapeva che in quell’ora che egli al Lito giungeva, che a quella si dava sepoltura. Cosi si vede quanto i nostri pensieri s'ingannino. Arrivando adunque al Lito tra l’una e la mezz’ora di notte, in quel tempo a punto che le funebri essequie de l'infelice Elena si terminavano, videro da lunge il chiaro splendore che gli accesi torchi rendevano. Vi fur di quelli che da Barutti tornavano, i quali domandarono a chi loro incontro erano venuti, che volesser dire tanti lumi a quell’ora. Erano tra questi molti giovini, i quali sapendo l’infelice caso de la sfortunata Elena dissero che, devendosi quel medesimo di maritare, era stata la matina trovata ne la sua camera morta e che senza dubio alora le devevano dar sepoltura. A cosi doloroso e pieno di pietà annonzio non ci fu persona che non si movesse a compassione de la povera giovane. Ma Gerardo sovra tutti non solamente senti colmarsi di pietà, ma tanto n’ebbe dolore e tanto si senti trafitto che gran miracolo fu come puoté contener le lagrime e con pietosi gridi non palesar l’interna doglia che miseramente lo struggeva; tuttavia tanto ebbe di forza che stette saldo. E quanto più tosto puoté disbrigatosi dai suoi de la galera e da quelli che incontra per onorarlo gli erano andati, che a Vinegia tornarono, egli si deliberò a modo nessuno voler sovravivere a la sua amata Elena. Portava egli fermissima ope- nione che la infelice giovane si fosse avvelenata per non sposar colui che il padre per marito voleva darle. Ma prima che egli