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424 PARTE SECONDA giovine veduta e piaciutagli, Elena nulla o poco cenò. Ritiratasi poi a la sua camera con la balia, cominciò a far il più dirotto pianto e maggiore che imaginare uomo si possa, né era possibile che la balia a verun modo consolar la potesse, non sapendo ritrovar modo né via alcuna per fuggire che il seguente di non fosse sposata e a letto messa col nuovo sposo. E questo, avvenisse ciò che si volesse, ella deliberava non far già mai. Manifestar al padre che maritata era, non ardiva, non già per téma che quello in lei incrudelisse, ché volentieri morta sarebbe, ma perché dubitava, palesando il matrimonio contratto, di non offender il suo Gerardo. Fu quella notte con aita de la balia per uscir di casa e andarsene a trovar suo suocero, e ne le braccia di lui gettandosi, farlo consapevole di quanto tra Gerardo e lei era passato; ma non sapeva se questo al marito fosse poi piaciuto. Ora chi volesse d’uno in uno raccontar i pensieri che per la mente quella notte le passarono, potrebbe cosi di leggero la notte, quando il cielo è più sereno e carco di stelle, tutte quelle annoverare. Credete pure e persuadetevi che la passione sua era incredibile ed inestimabile. Tutta la notte la sconsolata e misera Elena travagliò senza mai poter prender riposo. Venuto il nuovo giorno, la balia, uscita di camera, attese a far quei servigi per la casa che a lei appartenevano, tuttavia farneticando e chimerizzando sovra il caso de la disperata giovane, e non si sapeva determinar a modo veruno che fosse buono a liberarla. Ed in vero non era minor la doglia sua di quella d’Elena, la quale come vide che rimasa era sola, non s’esscndo tutta quella notte spogliata, combattuta da strani e malvagi pensieri, serrò di dentro l’uscio de la camera, e cosi, vestita com’era, suso il letto suo sali e quanto più onestamente puoté s’acconciò le vestimenta a torno. Poi raccolti tutti i suoi pensieri in uno, e non le sofferendo il core di dover sposar colui che già il padre proposto le aveva e non sapendo quando Gerardo si tornasse, seco propose di non voler più vivere. Né bastandole l’animo con ferro sé stessa uccidere né strangolarsi, non le essendo veleno a le mani, tutta in sé ristretta, ritenendo il fiato più che seppe e puoté, si fattamente, oppressa anco dal dolore,