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IL BANDELLO
al molto vertuoso signore
il signor
carlo bracchietto
signore dí Marigni e consigliero del re cristianissimo
nel suo Gran conseglio
Questi di prossimamente passati ritornando da Parigi inesser Gian Giordano, ove alcuni anni dietro tutto ’l di al Gran conseglio per gli affari di monsignor lo vescovo d’Agen si è fruttuosamente adoperato, m’ha fatto intendere quanto ufficiosamente non solamente nel petto vostro conservate la memoria del nome mio, ma, il che da la infinita vostra cortesia procede, anco quanto con onorate ed affettuose parole di me parlate. Questo veramente non ho io per opere mie o vertú che in me sia, né per ufficiosa alcuna azione verso voi usata, meritato, non essendosi offerta occasione che voi cosa alcuna comandata m’abbiate, né io da me stesso presa l’abbia, non veggendo in che la bassezza mia a l’altezza del grado vostro possa giovare. È ben vero che avendosi riguardo al desiderio de l’animo e voler mio, che dapoi che io vi conobbi sempre è stato prontissimo per farvi, quanto per me potuto si fosse, servigio, che io merito esser da voi non mezzanamente amato e tenuto nel numero dei piú cari, devendosi molte fiate la voluntá in luogo del fatto riputare. Ora essendo nuovamente stata narrata una pietosa novella in una onorata compagnia dal magnifico messer Gerardo Boldiero il cavaliero, avendone io giá assai buon numero scritto, ho voluto a l’al tre questa aggiungere e secondo il mio usato costume darle un padrone; il perché quella al nome vostro ho dedicata. Vi piacerá con quell’animo accettarla con il quale la tutela dei