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4oo PARTE SECONDA per quanto io ne intendo, ella si crede fermissimamente d'essersi attossicata, ma che il rimedio de l'alicorno l'abbia levata fuor di periglio, non essendo paruto a Camillo manifestarle come la bisogna governata si fosse. Essendo poi domandata il di seguente essa Cinzia dagli amici che iti erano a visitarla, come fosse stata tanto ardita di volontariamente ber il veleno, ella in cotal maniera, rispondendo, disse: — Io per ogni modo deliberata m’era, subito che mi vidi abbandonata da Camillo, non voler più rimaner in vita; ma non mi dando l’animo d’ancidermi col ferro ed avendo discorso molte spezie di morte, elessi questa del veleno per la più facile e meno fastidiosa a mandar in essecuzione. Mi pareva poi il morire non mi dever esser molto noioso, morendo a la presenza di colui per lo cui rispetto io diveniva di me stessa micidiale. E perché io non faceva mai altro che farneticare e chimerizzare, m'entrò questo capriccio nel capo: che non era possibile che Camillo fosse mai tanto crudo che, veggendomi giunta a si estremo fine, non si fosse sforzato d’aiutarmi ed aver di me compassione. Con questa imaginazione di vederlo pietoso del mio male, io appagava tutte le mie pene e lietamente me ne moriva. — Or via — disse Flamminio, — non t'avvezzar più a questi scherzi e non ti lasciar venir in capo questi ghiribizzi ; ma se vi nascono, lasciali svaporare, ché altrimenti tu la farai male e non ci sarà sempre l’alicorno apparecchiato. Non ci tornar più, ché se tu ci torni, tu pagherai questa e quella e parrai una pazzarella. — Rimase adunque Camillo con la sua Cinzia come di prima, godendosi e vivendo in pace. Ora tra quelli che come il fatto fosse non sapevano furono vari i ragionamenti, parlando cosi de le forze de l'amore, le quali nel vero sono potentissime e di meravigliosi effetti fanno, come anco de l'animo deliberato d’una donna innamorata. E chi lodava e chi biasimava quanto Cinzia aveva fatto; chi ardita, chi pazza e chi temeraria e disperata la diceva, secondo che diversi erano i pareri dei ragionanti, i cui parlari per ora non mi pare dever raccontare per non esser più lungo di quello che stato mi sia, ché dubito pur troppo con tante mie ciancie non v’aver fastidito. Ma certo io non poteva far di meno, volendovi ragguagliare come