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394 PARTE SECONDA che, presa in mano l’ampolla e postosela a la bocca, tutta l’acqua che dentro v’era in un sorso inghiottì e l'ampolla gettò di dietro al letto. — Che cosa è questa? che cosa è questa? — dissero gli amici che a torno l'erano assisi. — Certamente — disse il greco — costei s'è avvelenata. Ed ora mi sovviene che pochi di sono che mi domandò se io conosceva quel ribaldo di Gerone Sasso, e rispondendole che si, mi replicò che voleva da lui per mezzo mio un servigio. Per l’anima mia, che ella voleva l’acqua di quel tristo, la quale per altra via averà ricuperata! Signori miei, tenete per fermo che ella ha preso il veleno. — Si ha! si ha! — dissero tutti, e levatisi in piede, le domandarono che acqua era quella che tracannata aveva. Cinzia, secondo il parer suo più vicina a l’altra vita che a questa e fermamente credendo aver bevuto veleno, acconciatasi in letto in guisa di voler morire, venuta per l’imaginazione in viso tutta pallida, loro con sommessa voce in questo modo rispose: — Siate sicuri, cari amici miei, che quell’acqua che veduto m’avete bere è di si fatta qualità cotta e distillata, che in meno di due o tre ore farà che il mio travagliato spirito ne anderà nel profondo de l’abisso infernale, imperò che veggendo io Camillo ostinato e non volermi per quella che avanti gli era, non ho voluto esser più mia, e meno d’altrui. Io moro, e cotanto volentieri e lietamente esco di vita quanto di grado restata ci sarei ogni volta che Camillo m’avesse voluto per quella sua serva che prima io gli era. E credetemi ciò che vi dico, perché vi dico il vero, che mai non mi parve esser tanto contenta in vita mia quanto sono al presente in questa mia partita, essendo certa che in brevissimo spazio di tempo io uscirò di cotanti noiosi affanni, i quali senza parangone più assai mi tormentavano che ora non fa la vicina morte. Io aveva di continovo intorno al core un acutissimo e pungente stimolo, che giorno e notte non cessava già mai di darmi fierissime punture, e mille volte ogni momento d’ora mi sentiva languire e venir meno, che pareva a punto che il mio core fosse di banda in banda in cento luoghi passato. Ora venuta è la fine d’ogni mio male. E nel vero, amici miei, la morte non mi par cosi terribile come molti la fanno, anzi a me par ella