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NOVELLA XL 387 s'era disdetta de l’infamia imposta a Giulio e Cinzia, e gli disse anco del veleno che ella ricercava, e di più gli mostrò una lettera di lei per *a quale pregava Camillo a voler una volta sola andar a lei, che voleva dirli alcune cose che sariano l’ultime parole che inai più gli dicesse, e che fosse contento menar seco Delio, Flamminio, Giulio, il greco e alcuni altri, e che gli avvisarla ¡1 giorno che deveva far questo. Delio e Camillo tennero per fermo che l’afflitta giovane si volesse come disperata avvelenare, onde tra loro deliberarono di star a vedere ciò che ella far si volesse. Fece poi Camillo intender a Mario il di che deveva mandar l’acqua a Cinzia; il perché Mario a quella scrisse che il tal di l’acqua sarebbe compita e che mandasse per essa la marina, che senza fallo I’averebbe. Avuta Cinzia questa fermezza, scrisse a Camillo che quell’ ¡stesso giorno dopo il desinare l'aspettava con gli amici che scritti gli aveva, perciò che giunto era il tanto da lei desiderato di nel quale ella disegnava chiarir tutto il mondo de l’innocenzia sua, e sperava che si conoscerebbe che ella mai non mancò de la fede sua. Camillo con Delio, la sera innanzi al giorno che Cinzia deveva mandar per l'acqua, andò a trovar Mario, e presa una picciolissima ampolletta di vetro, quella empirono d'acqua di pozzo e dentro vi posero un poco di polvere di garoffano per darle alquanto d’odore. Venuta poi la marina, mandò Cinzia a prender l’acqua per una sua fante. Mario le scrisse che astretto da le calde e vive sue preghiere le mandava l’acqua, la quale nel vero al proprio padre averebbe negata, e perciò molto strettamente l’astringeva a non manifestar a quel gentiluomo a cui ella diceva di darla, che da lui avuta l’avesse, e che bene avvertisse che l’acqua non faria né dolori né altro nocumento apparente, se non che dopo che bevuta si fosse, in meno d’una o di due ore al più, faria repentinamente morir colui che la beverebbe, e segno alcuno nel corpo non si vederla. E cosi diede Mario a la servente l’acqua e la lettera. Cinzia che era in letto, avuta l’ampolletta de l’acqua, quella di maniera ascose sotto il piumaccio ch’essendo turata, non si poteva versare. Essendo poi determinata di far l’ultima prova di ricuperar la grazia di Camillo e non la ricuperando morire,